“Se il mio avvocato non mi avesse costretto a dimettermi, sarei rimasto agli arresti domiciliari e mi sarei candidato a sindaco agli arresti domiciliari”.

Lo ha detto Pippo Gianni, sindaco di Priolo dimissionario, nel corso di una conferenza stampa, organizzata a Siracusa, per raccontare, pubblicamente, la sua verità attorno all’inchiesta giudiziaria che lo ha coinvolto, culminata con l’arresto per concussione.

“Ci sono centinaia di cittadini che mi stanno chiedendo di candidarmi a sindaco, è una riflessione che faremo con gli avvocati e con tutti i miei amici, compresi il vicesindaco e tutti gli assessori che mi sono stati vicini” dice Gianni.

Le lacrime di Gianni

L’esponente politico, che ha sempre rigettato la tesi della Procura di Siracusa, per cui avrebbe esercitato pressioni a due aziende della zona industriale per ottenere assunzioni e commesse ad un’aziende di Priolo, è stato “tradito” dall’emozione, più volte, è stato costretto a fermarsi per le lacrime, del resto non ha nascosto il dolore per l’ennesima vicenda giudiziaria che ha scosso, ancora una volta, la sua famiglia.

Il processo

Gianni, che stamane era insieme ai suoi legali, gli avvocati Ezechia Paolo Reale e Maria Scrofani, si presenterà al palazzo di giustizia il 10 marzo prossimo per l’inizio del suo processo che si celebrerà con il rito immediato, come disposto dalla Procura. Gianni, che è ancora in carica, ha invitato a seguire il dibattimento.

“Scontro tra politica e magistratura”

“Sarà un processo nel quale potranno essere compresi disagi e pericoli del singolo amministratore, ma più in generale di chi esercita una carica politica; nel quale, chi vorrà, potrà comprendere perfettamente i motivi per cui da anni politica e magistratura non hanno capacità di dialogo e armano uno scontro tra poteri estremamente dannoso per la nostra società”.

Le intercettazioni

Nell’inchiesta sul dimissionario sindaco di Priolo, i magistrati si sono serviti delle intercettazioni telefoniche ed ambientali per erigere il castello accusatorio. “Sarà un processo nel quale potrà essere chiarito perché le intercettazioni oggi sono oggetto di forti polemiche, soprattutto dopo la pessima e liberticida riforma Bonafede, soggetto che già è difficile solo ricordare essere stato un nostro Ministro della Giustizia”

“Voglio le riprese televisive al mio processo”

Gianni ha anche annunciato di voler un processo pubblico, aperto alle riprese televisive. “In questo processo io anticipo già che darò il mio consenso alla ripresa televisiva integrale, se qualche organo, nazionale o locale, è interessato alla sua trasmissione e il giudice la autorizzerà ed al quale, a prescindere da questo, invito i cronisti di
giudiziaria e i notisti politici”.