Sono stati amici di partito per anni, prima nel Msi e poi in An, Nello Musumeci, attuale presidente della Regione, e Nicola, “Uccio” Bono, ex sottosegretario alla Cultura del Governo Berlusconi ed ex presidente della Provincia di Siracusa.

Amici nel Msi ed in An

Nelle loro vene scorre sangue di Destra ma, con il tempo, le loro posizioni si sono allontanate, fino a separarsi del tutto. Di certo, si conoscono bene ma a pochi mesi dalla fine del mandato da Governatore l’ormai ex amico Bono scarica Musumeci, ritenendolo non meritevole di un secondo mandato.

“Altro che Diventerà Bellissima”

“Basta solo esaminare lo stato in cui versano – dice l’ex sottosegretario alla Cultura – alcuni settori di competenza della regione, per capire l’inesistenza di alcuna strategia e indirizzo politico e programmatico del governo regionale in carica, costretto a continue giustificazioni e patetici tentativi di autoassoluzione dalle responsabilità per gli autentici disastri registrati, altro che “Diventerà Bellissima”.

I punti critici

Scendendo nel dettaglio, Bono elenca a Musumeci le debolezze della sua amministrazione. “La tragedia dei quasi 8.000 incendi – dice Bono – che ha bruciato 78.000 ettari di territorio regionale non solo boschivo, nessuna strategia per i rifiuti, a partire dalla ordinaria vergogna di un’isola che a parole auspica di diventare capitale del turismo europeo e, di fatto si presenta con le strade letteralmente invase da tonnellate di rifiuti abbandonati, nessuna strategia contro il vergognoso primato nazionale di contagi, nessuna strategia per la capacità di spesa della Regione dei fondi strutturali, fermi al 42%”

Le sfuriate contro la burocrazia siciliana

Nel suo affondo, l’ex amico di Musumeci gli contesta le “sfuriate contro tutto e tutti, ed in particolare nei confronti delle struttura burocratica, come se fosse ancora un deputato dell’opposizione e non appunto il Presidente della Regione con ruolo e poteri per cambiare realmente le cose”.

“Nessun raccolto”

“Ecco perché non regge la parabola della semina, di cui non sembra esserci traccia e, conseguentemente del diritto a un secondo mandato, per l’assenza del presunto ma, in realtà, inesistente raccolto” conclude Bono.

 

 

 

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