Per mesi si era sperato che potesse tornare a casa sano e salvo. Invece, lo scorso 3 marzo, è arrivata la terribile conferma alle paure: Salvatore Failla, 47 anni, saldatore specializzato di Carlentini, è morto in Libia.
Insieme a lui, un altro italiano, Fausto Piano. I due uomini sono deceduti a Sabrata durante uno scontro a fuoco fra le forze di sicurezza locali e i jihadisti dell’Isis.
“La Sicilia rischia di diventare avamposto guerra in Libia”.
“Nelle parole della vedova di Salvatore Failla c’è l’unica visione chiara di quello che sta per succedere. Il non volere politici al funerale del marito, ucciso in Libia dopo un lungo e angoscioso rapimento, dimostra il fallimento dello Stato nella gestione del dossier Libia”. Lo afferma Costanza Castello dell’associazione politica “Un passo avanti”. “Eppure – continua- una coltre di silenzio è stesa sul futuro di questa guerra prossima ventura. Le smentite del premier Renzi non convincono. La cronaca racconta già di un piccolo contingente delle nostre truppe operativo nello scenario libico, ma noi cittadini non sappiamo al fianco di chi e contro chi offriamo oggi assistenza tecnica e ci apprestiamo a combattere in Libia”.
“Roma ha deciso che la Sicilia sia la linea di frontiera – continua Castello – e quel che più spaventa è il silenzio della politica siciliana, genuflessa ai desiderata di Roma. Tutti fingono di non sapere che da Sigonella a Pantelleria, da Birgi alle stazioni navali e radar disseminate in tutta la Sicilia, qui nel centro del Mediterraneo, la guerra è già iniziata. Abbiano almeno il pudore, questi politici che balbettano finta legalità e finte rivoluzioni, di non prender più in giro i siciliani con la barzelletta di una terra nel segno dell’ospitalità e dell’accoglienza. Anche con la loro ignavia stanno trasformando la Sicilia in un poligono buono a seminare morte e distruzione”.
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