l'arringa della difesa di uno degli imputati principali

Mafia, il pizzo al mercato di Pachino del clan Giuliano, “non ci furono estorsioni”

“Non sussistono i casi di estorsioni contestati a Giuseppe Aprile”. E’, in sintesi, il contenuto dell’arringa dell’avvocato Junio Celesti, difensore di Giuseppe Aprile, indicato dalla Procura distrettuale antimafia come un esponente di spicco del clan Giuliano di Pachino, imputato, insieme ad altre 13 persone, nel processo Araba Fenice in svolgimento alla Corte di Assise di Siracusa su mafia, estorsioni e droga a Pachino.

L’estorsione ad un imprenditore

Una delle contestazioni rivolte all’imputato è quella di aver chiesto il pizzo ad un imprenditore che, dopo la visita di Aprile e dei 2 fratelli nella sua azienda, decise di rivolgersi agli agenti della Squadra mobile.

Le mani del clan sul mercato di Pachino

Più in generale, secondo gli inquirenti, il clan Giuliano avrebbe avuto sotto il controllo il mercato di Pachino, innanzitutto “convincendo” i centri di distribuzione e commercianti al dettaglio a comprare la merce dalla aziende legate alla consorteria mafiosa.

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Inoltre, nella tesi della Dda di Catania, il gruppo avrebbe anche preteso il pagamento di una provvigione come corrispettivo di una presunta mediazione contrattuale svolta tra produttori e commercianti.

I testimoni

Sull’estorsione all’imprenditore contestata ad Aprile, circa due anni fa venne sentita la stessa vittima che confermò le accuse. “Il mio socio mi disse che i fratelli Aprile si erano lamentati perché avevamo venduto una partita di angurie senza il loro permesso e volevano un risarcimento” spiegò Antonino Nicastro

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Ma il socio dell’imprenditore, anch’esso interrogato nel corso di una udienza, diede una diversa interpretazione alla visita dei fratelli Aprile nella loro azienda agricola.

“Non mi sono sentito minacciato dagli Aprile – disse l’imprenditore rispondendo alle domande del pm –  il tono era cordiale. In ogni caso, se mi fossi sentito minacciato mi sarei rivolto alle forze dell’ordine”.

Comune di Pachino sciolto per mafia

Nell’inchiesta, però, emergerebbe la capacità del gruppo di influenzare anche l’attività amministrativa del comune di Pachino,  che, dopo essere stato al centro di un’ispezione della commissione di inchiesta prefettizia, è stato sciolto per mafia nel 2019. Nell’ottobre scorso, al termine delle elezioni, Pachino ha un nuovo Consiglio comunale ed un sindaco, Carmela Petralito.

Le richieste di condanna della Dda

Il processo è alle battute finali, il pm della Procura distrettuale antimafia ha già formulato le richieste di condanna per gli imputati.

 

 

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