Non piace al Pd di Siracusa l’incarico di consulente conferito dal Comune di Priolo a Maurizio Musco, ex pm della Procura di Siracusa, rimosso dalla carica di magistrato su decisione del Csm. L’ex togato si occupa di “assistenza tecnico-giuridica per la presentazione di un progetto per la realizzazione di impianti innovativi di trattamento/riciclo dei rifiuti urbani provenienti dalla raccolta differenziata”.

“Il dottor Musco è stato al centro di gravi vicende giudiziarie che riguardano la vita democratica della nostra provincia e che hanno portato alla sua destituzione dalla Magistratura. In questo contesto, pur nel rispetto dell’autonomia delle scelte delle amministrazioni comunali, il conferimento dell’incarico appare irrituale e inopportuno” spiega Salvatore Adorno segretario del Pd Siracusa

La condanna

Maurizio Musco, nell’ambito dell’inchiesta Veleni in Procura,  è stato condannato, in via definitiva, con l’accusa di abuso di ufficio, alla pena di un anno e sei mesi, per una mancata  astensione nella vicenda giudiziaria che riguardava l’iter di  approvazione della piattaforma polifunzionale Oikoten,  mentre l’allora Procuratore di Siracusa, Ugo Rossi, ha rimediato una condanna ad un anno di reclusione per  non essersi astenuto nella vicenda sulla gestione del servizio  idrico in provincia di Siracusa che avrebbe coinvolto un suo  familiare.

I rapporti con Amara

La destituzione dalla magistratura è stata motivata dal Csm in quanto l’ex pm Musco avrebbe violato “consapevolmente e reiteratamente” l’obbligo di astenersi dalla trattazione di un procedimento penale che riguardava familiari e clienti dell’avvocato Pietro Amara, al centro di numerosi scandali italiani sulla presunta corruzione di giudici e magistrati, al quale Musco, secondo l’organo di autogoverno dei magistrati,  era legato da un rapporto di amicizia e anche da relazioni economiche.

Assolto in un altro processo

Lo stesso Musco è stato assolto in via definitiva dalla pesante accusa di tentata concussione. Si tratta della vicenda relativa ad un controllo della polizia, avvenuto nel 2007, in una villa privata, ad Augusta, dove era in corso una festa organizzata da un’associazione. Secondo l’accusa, Musco, il giorno successivo a quell’ispezione, avrebbe convocato nel suo ufficio gli agenti che erano intervenuti, iscrivendoli poi, nella ricostruzione dei magistrati messinesi, nel registro degli indagati per via di una denuncia su gravi irregolarità commesse nel corso dell’ispezione presentata da un privato.

L’inchiesta è stata aperta dopo un esposto contro Musco presentato dall’allora dirigente del commissariato di Augusta Pasquale Alongi. In primo grado, il pm, poi trasferito alla Procura di Sassari, aveva rimediato una condanna pari a 3 anni ed 8 mesi di reclusione ma fu assolto in Appello e la sentenza è definitivamente confermata dalla Cassazione.