Ha raccontato in aula di come trovò suo figlio morto in casa rendendosi subito conto che non si trattava affatto di un suicidio ma di una messinscena per nascondere un assassinio.

Il processo per omicidio

Nel processo per l’omicidio di Angelo De Simone, il 27enne siracusano trovato senza vita il 16 novembre del 2016, ha testimoniato Patrizia Ninelli, madre del giovane, che, secondo la tesi della Procura di Siracusa, venne ammazzato da Giancarlo De Benedictis,, con la complicità di Luigi Cavarra, quest’ultimo deceduto.

La finta impiccagione

Entrambi, nella prospettazione del pm, avrebbero simulato l’impiccagione del 27enne, a cui, però, in un primo momento gli inquirenti diedero credito, al punto che furono presentate due richieste di archiviazione ma la tenacia della donna, assistita dall’avvocato David Buscemi, ha avuto la meglio, al punto da convincere la Procura a disporre la riesumazione del cadavere e dall’autopsia sarebbero emerse delle lesioni riconducibili ad un’aggressione fisica.

La testimonianza della madre

“I piedi di mio figlio erano poggiati per terra quando l’ho visto” ha detto la donna al palazzo di giustizia di Siracusa per ribadire come fosse inverosimile un’impiccagione. In merito al movente, ci sarebbero due ragioni per cui, secondo i magistrati, l’imputato avrebbe deciso di spezzare la vita al 27enne.

La tresca amorosa

Una di queste è una presunta tresca tra la vittima e quella che, a quel tempo, era la compagna di De Benedictis, la quale, precedentemente, aveva avuto una relazione con De Simone.

L’appuntamento

Ci sarebbe stato un incontro chiarificatore in una area di servizio tra il ragazzo e l’imputato sotto gli occhi di Francesco Capodieci, ex boss del Bronx, ora collaboratore di giustizia, come testimoniato in aula da un fratello della vittima. Nel corso di quell’appuntamento, De Simone avrebbe fatto una battuta: “ora ci dividiamo anche le donne“.

La questione della droga

Un altro possibile movente sarebbe legato ai traffici di droga: De Benedictis è indicato dai carabinieri, autori di alcune inchieste, come un esponente del gruppo del Bronx, specializzato nello spaccio, ed ha rimediato una condanna in secondo grado a 19 anni di reclusione. Nel corso dell’udienza hanno deposto oltre alla madre ed a due fratelli della vittima, altre 6 persone, tra cui un amico ed un dipendente di un’agenzia di pompe funebri.