Ci sarebbero nuove rivelazioni sul caso di Angelo De Simone, il 27enne siracusano trovato senza vita, con una corda al collo, nel febbraio del 2016 per la cui morte, prima passata per suicidio, la Procura di Siracusa ha emesso un avviso di conclusione indagini per omicidio nei confronti Giancarlo De Benedictis, siracusano.
Le rivelazioni di un pentito
Il collaboratore di giustizia, nella sua deposizione agli inquirenti, avrebbe spiegato di aver visto, quel giorno, l’indagato, insieme ad un’altra persona, con addosso i calzari e dell’altro occorrente allo scopo di non lasciare tracce che avrebbero consentito agli investigatori di risalire a lui.
Le verifiche degli inquirenti
Una ricostruzione che dovrà avere degli altri riscontri, per cui i magistrati sono al lavoro per sistemare tutti i tasselli nel mosaico. Per la Procura, l’uomo che era in compagnia dell’indagato era Luigi Cavarra, esponente del clan Bottaro-Attanasio, morto per malattia nel 2018 poche settimane dopo essersi pentito.
La tenacia della madre della vittima
In effetti, nei primi anni, la magistratura era fermamente convinta che De Simone si fosse suicidato, al punto da chiedere per ben due volte al gip l’archiviazione ma la determinazione della madre del ragazzo, Patrizia Ninelli, assistita dall’avvocato David Buscemi, è stata determinante per cambiare il corso delle indagini.
Indagato esponente del Bronx
La riesumazione della salma, la successiva autopsia e dei nuovi riscontri hanno consentito al pm, Gaetano Bono, di focalizzare l’attenzione su De Benedictis, indicato dai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania come un esponente del clan Bronx che, recentemente, è stato condannato in Appello a 19 anni. In merito al movente, se in una prima fase si era pensato ad un contrasto legato ai traffici di droga, poi è spuntata l’ipotesi di una contrapposizione a seguito di una relazione tra la vittima ed una donna vicina all’indagato.
La testimonianza di un altro collaboratore
Uno dei primi a parlare del caso De Simone era stato un altro collaboratore di giustizia, Mattia Greco, per cui “Angelo De Simone era stato ucciso da Luigi Cavarra e Giancarlo De Benedictis i quali avevano inscenato un suicidio” ma la testimonianza di Greco, in quel periodo, non fu ritenuta solida dall’allora pm di Siracusa, che chiese al gip del Tribunale di Siracusa l’archiviazione del procedimento.
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