La difesa di Antonio Montalto, il 23enne lentinese accusato dell’omicidio di Roberto Raso, 38 anni, morto con due coltellate, presenterà ricorso al Tribunale del Riesame di Catania.

La convalida del fermo per omicidio

Una decisione maturata nelle ore successive all’udienza al palazzo di giustizia di Siracusa, al termine della quale il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Siracusa, Francesco Alligo, non solo ha convalidato il fermo, emesso dal pm della Procura, ma ha anche disposto la permanenza in carcere per il 23enne, accusato di omicidio.

I dubbi della difesa

La difesa nutre delle perplessità, innanzitutto sulla custodia cautelare in carcere, considerato che il suo assistito, nel corso dell’interrogatorio avvenuto nella caserma della stazione dei carabinieri dove si è presentato qualche ora dopo il delitto, ha ammesso le sue responsabilità.

“Nessun pericolo di fuga”

In sostanza, nella tesi della difesa, non ci sono pericoli di fuga del 23enne, ma ci sono altri elementi su cui il legale dell’indagato avrebbe delle perplessità: tra queste, l’accusa di omicidio.

Le indagini hanno svelato che l’episodio si è verificato in via Silvio Pellico, in prossimità dell’abitazione di Antonio Montalto, il quale, durante la sua deposizione, ha spiegato di essere stato avvicinato da Raso, che non frequentava, per una richiesta di denaro.

Perplessità sull’accusa di omicidio

Ne sarebbe nata una colluttazione tra i due, fino a quando il 23enne, sarebbe tornato nella sua abitazione per afferrare un coltello poi usato contro la vittima. Stando all’analisi della difesa rappresentata dall’avvocato, Junio Celesti, la circostanza che avessero avuto uno scontro fisico escluderebbe un omicidio, insomma, seguendo questa ricostruzione, il 23enne avrebbe agito per preservare la sua incolumità. Inoltre, il fatto che il delitto si è consumato nelle vicinanze dell’appartamento di Montalto, per la difesa è un segnale chiaro che non sarebbe stato il 23enne a cercare guai.