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Entra in pizzeria con una pistola e si fa consegnare i soldi, per i giudici non è rapina

  • Si è concluso il processo in primo grado per un uomo accusato di una rapina in una pizzeria
  • Secondo i giudici, il 47enne non ha commesso una rapina ma con una pistola ha minacciato un cameriere
  • Il pm aveva chiesto una condanna per rapina ma i giudici hanno dato credito alla tesi della difesa

Il pm di Siracusa aveva chiesto una condanna per rapina, pari a 3 anni e 4 mesi di reclusione, nei confronti di Claudio Sipione, 47 anni, che era stato indagato nel maggio del 2018 per un presunto colpo in una pizzeria di Portopalo. I giudici del Tribunale di Siracusa, al termine della camera di consiglio, hanno emesso una condanna a 5 mesi di reclusione ma per minaccia grave nei confronti dell’imputato difeso dall’avvocato Luigi Caruso Verso.

La tesi dell’accusa

Secondo l’accusa, Sipione, che, quella sera, avrebbe bevuto molto, ottenendo la somma di venti euro dai titolari del locale sfoderando una pistola, rivelatasi in seguito un’arma giocattolo priva di tappo rosso.

Comparso davanti al gip del Tribunale di Siracusa, che gli aveva applicato la misura dell’obbligo di firma alla Polizia giudiziaria, l’uomo si era sottoposto all’interrogatorio di garanzia dichiarando che si era trattata della richiesta di un prestito, visto che aveva pers il posto di lavoro e che la pistola-giocattolo era stata esibita verso un cameriere che, vantando di essere esperto di arti marziali, era intervenuto mentre stava andando via.s

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Il processo

Nel dibattimento, secondo quanto sostenuto dalla difesa di Sipione, rappresentata dall’avvocato Caruso Verso, la “versione era stata sostanzialmente confermata da uno dei titolari del locale, che aveva dichiarato che la banconota da venti euro era stata consegnata all’uomo ( che, peraltro, l’aveva poi stracciata ) prima della lite con il cameriere e della esibizione dell’arma giocattolo”.

La difesa

“Abbiamo sostenuto – dice l’avvocato Luigi Caruso Verso – che l’episodio non poteva integrare gli estremi della rapina perché la dazione di denaro era avvenuta senza che l’imputato esercitasse alcuna pressione e che, in ogni caso, era avvenuta prima che lo stesso pronunciasse le espressioni minacciose, che, comunque, erano state esclusivamente rivolte al cameriere intervenuto e non ai titolari del locale”.

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