Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Catania ha respinto la richiesta di giudizio abbreviato condizionato avanzato dagli avvocati Giorgio D’Angelo e Nuccio Troia, difensori di Rosario Christian Salemi e Giuseppe Iacono i due poliziotti in servizio alla Questura di Siracusa, arrestati per traffico di droga e corruzione.

La difesa

La difesa, nel corso dell’udienza preliminare, ha sollecitato il giudice alla nomina di un perito calligrafico e poi di un consulente patrimoniale: il primo in merito ad alcune firme su pacchetti di droga posti sotto sequestro e poi finiti nel mercato degli stupefacenti. In sostanza, secondo la ricostruzione degli indagati ci sarebbero state delle firme false, propedeutiche all’acquisizione della droga, che avrebbero inguaiato i due poliziotti. L’altro aspetto riguarda il sequestro dei beni a carico dei due agenti, per cui la difesa solleva perplessità. Infine, gli avvocati hanno chiesto di ascoltare degli altri testimoni solo che, al termine dell’udienza, il gup ha rigettato tutto.

La tesi dell’accusa

Stando alle tesi dei magistrati, Salemi e Iacono, per circa 10 anni avrebbero commerciato droga, anzi, nelle indagini sarebbe emerso che avrebbero venduto partite di droga che erano state sequestrate a seguito di varie operazioni delle forze dell’ordine contro lo spaccio. Una parte importante delle indagini si fonda  sul contributo dei collaboratori di giustizia, tra cui Francesco Capodieci, l’ex boss del clan Bronx  tra i principali accusatori dei due poliziotti.

Il ruolo di Capodieci

Nell’inchiesta della Dda di Catania è indicato che i due poliziotti, avendo avuto informazioni sulla decisione di Capodieci di pentirsi, avrebbero avuto timore che saltassero fuori i loro nomi e così, attraverso la famiglia dell’ex boss del Bronx avrebbero provato a convincerlo ad affidarsi a loro per la gestione della sua collaborazione con la giustizia.

L’altro pentito Mandragona

Oltre alle dichiarazioni di Capodieci che avrebbe parlato anche dei passaggi di denaro (“La sera ci vedemmo con il Salemi al quale consegnai 10.000 euro subito e 10.000 euro dopo dieci giorni. Chiesi al Salemi se era contento che avesse preso 20.000 euro e lui mi rispose “siamo 3 quanto ci dobbiamo dividere, dovrebbe essere uno al giorno cosi”), ci sono quelle di altro collaboratore di giustizia, Massimiliano Mandragona.

Le dichiarazione di un altro collaboratore

Il pentito ha parlato dei presunti rapporti d’affari. “Dal 2015 a 2017 ogni quaranta giorni – racconta Mandragona – consegnavamo Salemi 2000 euro. Salemi ci diceva che andava a Catania per parlare con un cancelliere ma noi sospettavamo che non fosse vero. Ad ogni modo glieli consegnavamo lo stesso perché ci conveniva visto che ,ci avvisava di tutte le attività della polizia, dei carabinieri e della finanza riferendoci le informazioni che aveva in merito e che potevano danneggiare noi o il gruppo del Bronx”.

 

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