“Non abbiamo gestito alcun traffico di droga, né veicolato il percorso dei collaboratori di giustizia”. E’, in sostanza, quanto hanno riferito Rosario Christian Salemi e Giuseppe Iacono, i due poliziotti in servizio alla Questura di Siracusa, arrestati per traffico di droga e corruzione.

Gli interrogatori

Gli indagati, il primo rinchiuso nel carcere di Caltagirone, l’altro nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere, in Campania, entrambi difesi dall’avvocato Sebastiano Troia, hanno chiesto di essere interrogati dai magistrati per respingere tutte le ricostruzioni degli inquirenti che si fondano sul contributo dei collaboratori di giustizia, tra cui Francesco Capodieci, l’ex boss del clan Bronx  tra i principali accusatori dei due poliziotti.

Stando alle tesi dei magistrati, Salemi e Iacono, per circa 10 anni avrebbero commerciato droga, anzi, nelle indagini sarebbe emerso che avrebbero venduto partite di droga che erano state sequestrate a seguito di varie operazioni delle forze dell’ordine contro lo spaccio.

“Capodieci era un confidente della polizia”

Salemi e Iacono, a proposito di Capodieci, sostengono di avere avuto rapporti con lui, “perché era un confidente della polizia” precisa l’avvocato Sebastiano Troia. Nell’inchiesta della Dda di Catania è indicato che i due poliziotti, avendo avuto informazioni sulla decisione di Capodieci di pentirsi, avrebbero avuto timore che saltassero fuori i loro nomi e così, attraverso la famiglia dell’ex boss del Bronx avrebbero provato a convincerlo ad affidarsi a loro per la gestione della sua collaborazione con la giustizia.

“Poliziotti non gestivano i pentiti”

“Non è vero nemmeno questo – dice l’avvocato Sebastiano Troia – perché solo la Procura distrettuale antimafia di Catania gestisce il percorso che porta alla collaborazione, sia Iacono sia Salemi non hanno condizionato nessuno”.

Oltre alle dichiarazioni di Capodieci che avrebbe parlato anche dei passaggi di denaro (“La sera ci vedemmo con il Salemi al quale consegnai 10.000 euro subito e 10.000 euro dopo dieci giorni. Chiesi al Salemi se era contento che avesse preso 20.000 euro e lui mi rispose “siamo 3 quanto ci dobbiamo dividere, dovrebbe essere uno al giorno cosi”), ci sono quelle di altro collaboratore di giustizia, Massimiliano Mandragona.

Le dichiarazione di un altro collaboratore

Il pentito ha parlato dei presunti rapporti d’affari. “Dal 2015 a 2017 ogni quaranta giorni – racconta Mandragona – consegnavamo Salemi 2000 euro. Salemi ci diceva che andava a Catania per parlare con un cancelliere ma noi sospettavamo che non fosse vero. Ad ogni modo glieli consegnavamo lo stesso perché ci conveniva visto che ,ci avvisava di tutte le attività della polizia, dei carabinieri e della finanza riferendoci le informazioni che aveva in merito e che potevano danneggiare noi o il gruppo del Bronx”.

Istanza per i domiciliari

Gli avvisi di conclusione indagini sono stati già emessi e notificati, la difesa ha, però, avanzato richiesta per l’attenuazione della misura cautelare, consentendo agli indagati di restare in stato di arresto ma ai domiciliari.

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