Ci sono le sanzioni imposte alla Russia, scattate dopo l’invasione dell’Ucraina, tra cui il divieto esportazione di petrolio nei paesi dell’Unione europea. Eppure il greggio di Putin arriva lo stesso in Sicilia, attraverso il porto di Augusta, con delle navi, appartenenti ad una flotta russa che opera clandestinamente. E’ quanto emerge nell’inchiesta giornalistica di Report andata in onda domenica scorsa su Rai 3 ed a supporto di questa ricostruzione ci sono le tracce del passaggio delle petroliere intercettate dal team investigativo di Greenpeace, specializzato in traffici marittimi di idrocarburi.

La nave russa ad Augusta

Sotto osservazione è finita la Sealeo, “partita il 23 luglio da un porto russo del Mar Nero con direzione Augusta salvo poi  cambiare rotta per finire al largo dell’Egitto dove spegne il tracking. Sparisce dai radar per poi riattivare il sistema ed approdare ad Augusta” spiega un analista di Greenpeace.  Insomma, la nave va sotto traccia per ben 84 ore salvo poi arrivare a destinazione e scaricare il petrolio che finisce nelle raffinerie Isab, di proprietà di Goi Energy, che 2 anni fa, ha acquistato lo stabilimento dal colosso russo Lukoil, di fatto costretto a vendere per via delle pressioni internazionali e delle sanzioni economiche. A trattare le compravendite di petrolio è il trader Trafigura che prima dello scoppio della guerra in Ucraina è stata partner commerciale di Rosneft, la compagnia petrolifera russa. Da parte sua, Goi Energy ha sempre chiarito che non vi è alcun rapporto o relazione con la Russia.

La shadow fleet

Emerge un altro particolare nell’inchiesta di Report, cioè che la Russia si servirebbe di una flotta, la shadow fleet, per commerciare clandestinamente il suo petrolio. Dietro ci sarebbe un armatore greco, proprietario della Sealeo e di un’altra nave, la Seajewel, che, lo scorso 15 febbraio ha subito un attentato mentre si trovava al porto di La Spezia. Secondo quanto riportato dal Messaggero, si sono verificate due esplosioni nello scafo, sotto la linea di galleggiamento, creando una falla di 120 centimetri per 70.

La Dda di Genova ha aperto un’inchiesta per naufragio aggravato dal terrorismo. La pista più accreditata, secondo chi indaga, è quella del sabotaggio. Nel porto di Savona è arrivata anche la gemella, la Seacharm, di proprietà dello stesso armatore ma battente bandiera delle Marshall, che, a sua volta ha subito un attentato il 17 gennaio scorso in un porto della Turchia

Gli attentati alle navi fantasma

Non è stato l’unico attentato alle cosiddette petroliere fantasma, infatti, in un articolo dei giorni scorsi de Il Corriere della Sera, sono già 4 gli episodi ai danni di navi sospettate di portare greggio della Russia nonostante le sanzioni emesse dalla Ue e dagli Stati Uniti. Uno è avvenuto nel mar Baltico e gli altri tre nel Mediterraneo.

Porto di Augusta hub del trasporto di greggio russo

L’inchiesta di Report ha anche acceso i riflettori sulla strategicità del porto di Augusta diventato un vero hub per il trasferimento di petrolio russo attraverso il trasbordo del prodotto da una nave ad un’altra a 12 miglia dalla costa del Siracusano, in acque internazionali allo scopa di nascondere la vera provenienza del greggio ed aggirare così le sanzioni. Sulla vicenda, però, come riportato da La Sicilia, ci sarebbero le attenzioni della Procura distrettuale antimafia di Catania che avrebbe aperto un fascicolo di inchiesta.