Gli avvocati dell’associazione Nal, noi avvocati per la libertà, ritengono “epocale” la decisione del giudice della Seconda sezione civile del Tribunale di Firenze, Susanna Zanda, che, nei giorni scorsi, ha sospeso il provvedimento dell’Ordine degli Psicologi della Toscana che vietava ad una dottoressa di Pistoia di esercitare la sua professione di psicologa perché non vaccinata.

Il provvedimento del giudice

La professionista, infatti, si era rifiutata di sottoporsi alla campagna di vaccinazione contro il Covid19. Secondo quanto emerge nel provvedimento, riportato da quotidianosanita.it, “a tutt’oggi dopo due anni ancora non si conoscono i componenti dei sieri e gli effetti a medio e lungo termine come scritto dalle stesse case produttrici mentre si sa che nel breve termine hanno già causato migliaia di decessi ed eventi avversi gravi” .

“Trattamenti invasivi”

Inoltre, il giudice il sostiene che la psicologa “non possa essere costretta, per poter sostentare se stessa e la sua famiglia, a questi trattamenti iniettivi sperimentali talmente invasivi da insinuarsi nel suo Dna alterandolo in un modo che potrebbe risultare irreversibile, con effetti ad oggi non prevedibili per la sua vita e salute”.

Il sostegno del Nal al giudice

Gli avvocati del Nal, da sempre su posizioni contrarie al vaccino anti Covid19, ritengono, sulla scorta del pronunciamento del giudice del Tribunale di Firenze, “il farmaco pericoloso per la salute umana in quanto modifica il DNA e ciò mina la discendenza degli italiani”.

Infine, “il giudice Zanda, in queste ore sta ricevendo critiche feroci da parte del mainstream, dalla stampa e addirittura anche da Speranza, il quale ha affermato, in una intervista su “La7” che si tratta di “una sentenza irricevibile” e che “bisogna vergognarsi di questa sentenza” dichiarano gli avvocati del Nal.

Opposizione dell’Ordine degli Psicologici

A seguito della sentenza, l’Ordine degli psicologi della Toscana, in un comunicato,  ha affermato di essere in contatto con i legali,  “per difendersi attraverso le più opportune forme e nelle sedi preposte, nel rispetto della legge e a tutela della Salute della comunità”.