Da una parte le tasse sui rifiuti, dall’altra la raccolta differenziata. A Siracusa solo la metà dei residenti contribuisce alla gestione del servizio, l’altra, invece, veste i panni del parassita. Basta andare a leggere i numeri,  forniti dal Comune di Siracusa, per scoprire una verità piuttosto nota da questa parte della Sicilia orientale.

Solo metà città differenzia i rifiuti

Il sindaco, Francesco Italia, in merito alla montagna di immondizia, rifiuti indifferenziati, causata dalla paralisi della discarica di Lentini, ormai satura, ha spiegato che la percentuale di raccolta differenziata si attesta al 50 per cento. Un successo se confrontato ai dati di città come Palermo e Catania ma è la dimostrazione che solo metà degli abitanti di Siracusa contribuisce a rendere meno sporca la città, rispettando i dettami del nuovo modo di conferire i rifiuti.

Il sistema delle discariche è fallito

Del resto, se l’altra metà adottasse lo stesso comportamento quei cumuli di rifiuti, disseminati in ogni angolo della città, non si vedrebbero o comunque sarebbero assolutamente limitati.

Il sindaco di Siracusa ha deciso di scaricate tutte le colpe sulla Regione siciliana incapace di affrontare l’emergenza rifiuti, la cui gestione è ancora ancorata alle discariche ed il recente piano per due termovalorizzatori ha un orizzonte piuttosto distante: serviranno degli anni tra autorizzazioni e costruzione prima che gli impianti entrino a pieno regime.

Evasione record sulla Tari

Ma se metà dei siracusani se ne frega della raccolta differenziata, lo stesso numero, o quasi, è allergico a pagare le tasse sui rifiuti. Anche in questo caso, i dati sono stati forniti dall’amministrazione comunale: nel 2019, quando ancora c’era il Consiglio comunale, sciolto a novembre dello stesso anno per non aver votato il Conto consuntivo del 2018, la giunta tentò di incrementare l’imposta.

Circa 1,7 milioni in più da distribuire su 45 mila utenze: una decisione assunta perché il gettito dell’imposta non era soddisfacente per via dell’evasione attestata intorno al 40 per cento. L’assemblea bocciò quel piano ma alla fine, l’aumento c’è stato, come denunciato nei mesi scorsi dal movimento Civico 4, per cui la Tari nel 2021 è cresciuta del 5,2%