Il pm della Procura di Siracusa, Andrea Palmieri, ha chiesto la condanna a due anni di reclusione per Cosimo Russo, il dipendente del Tribunale di Siracusa sotto processo per distruzione delle schede elettorali relative alle consultazioni regionali del 2012.
Nel corso della sua requisitoria, la pubblica accusa ha evidenziato le responsabilità dell’imputato, difeso dall’avvocato Antonio Lo Iacono, ma nel corso dell’udienza hanno anche discusso gli avvocati delle parti civili, tra cui gli ex deputati regionali, Vincenzo Vinciullo (difeso dall’avvocato Alessandro Cotzia), Bruno Marziano, Pippo Gianni (entrambi rappresentati dall’avvocato Ezechia Paolo Reale) e Pippo Gennuso (assistito dall’avvocato Corrado Di Stefano), l’Assemblea regionale siciliana ed assessorato agli Enti locali, e Salvatore Midolo (difeso dall’avvocato Ignazio Bongiovanni).
Una vicenda giudiziaria determinante per quella tornata elettorale che lasciò fuori Gennuso, il quale, per nulla convinto della genuinità del conteggio delle preferenze chiese ed ottenne il riconteggio delle schede, che non furono trovate.
Da qui il ricorso dell’ex parlamentare all’Ars, finito al Consiglio di giustizia amministrativa, i cui giudici, accogliendo l’istanza dei legali di Gennuso decretarono nell’ottobre del 2014 le mini elezioni in 9 sezioni, tra Pachino e Rosolini, al termine delle quali Gennuso strappò un seggio, a scapito di Pippo Gianni.
Il colpo di scena si ebbe, però, nel febbraio del 2019, quando Gennuso fu arrestato, insieme insieme a tre giudici, tra cui l’ex presidente del Cga, Raffaele De Lipsis.
Secondo l’accusa, Gennuso avrebbe pagato una tangente perché il Cga accogliesse il suo ricorso. Tesi sempre smentita dall’esponente politico, per il quale quei soldi erano stati dati al suo legale, l’avvocato Giuseppe Calafiore, coinvolto nell’inchiesta Sistema Siracusa, per attività di lobbying non per corrompere il presidente del Cga. La vicenda si è chiusa con il patteggiamento per traffico di influenze dell’esponente politico che, però, ha presentato istanza in Cassazione ma il suo seggio è stato ceduto a Daniela Ternullo.
Ed in merito a quella sentenza emessa dal Cga, presieduto da De Lipsis, i giudici amministrativi di secondo grado l’hanno revocata. Nella pronunciamento, è stato ribadito il dolo dell’allora del presidente del Consiglio di Giustizia amministrativa.
“Nel caso di specie il giudice penale ha accertato – si legge nella sentenza – che, per favorire il sig. Giuseppe Gennuso nei ricorsi presentati innanzi al Cga per ottenere l’annullamento delle elezioni regionali della Sicilia svoltesi nel 2012, l’estensore delle sentenze revocande, “in quanto pubblico ufficiale, presidente del CGA ed estensore delle sentenze del 5 febbraio 2014 e 16 gennaio 2014 sui ricorsi proposti rispettivamente dai signori Salvatore Di Pietro e Salvatore Midolo, di fatto entrambi nell’interesse del sig. Gennuso, riceveva da Giuseppe Gennuso – che metteva a disposizione la provvista finanziaria – con la mediazione dei signori Piero Amara e Giuseppe Calafiore, attraverso Luigi Pietro Caruso, somme di denaro non inferiori a 30.000,00 euro”.