l'azienda si trova nella zona industriale di siracusa

“Non vogliamo trasferirci in Veneto”, nuovo sciopero dei lavoratori Chelab (VIDEO)

Sono tornati a scioperare i lavoratori Chelab che si oppongono al loro trasferimento in Veneto. L’azienda, con sede a Priolo, nel Siracusano, specializzata nei campionamenti, tra cui idrocarburi, ha previsto che 8 di loro vadano a Resana ma insieme a loro si è schierata la Filmcams Cgil Siracusa, per cui la procedura di trasferimento è illegittima.

Due scioperi in 48 ore

Ieri, secondo fonti sindacali, la società ha convocato un incontro per discutere della procedura che ha scatenato la reazione di 5 lavoratori che hanno deciso di scioperare. Nella giornata di oggi, l’azienda avrebbe proposto un altro vertice e la risposta è stata una nuova manifestazione.

“Pronti alle azioni legali”

La Filcams Cgil ha già annunciato l’adozione di procedure legali per tutelare gli interessi dei lavoratori.

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“ Oggi daremo anche il via alle azioni legali a tutela – dice Alessandro Vasquez, segretario provinciale della Filcams Cgil – di questi lavoratori, svuotati di proposito del lavoro lavoro, con il trasferimento dapprima dei campioni e poi quello maldestro del personale”.

I dubbi della Filcams Cgil

“Ci domandiamo anche come un colosso come l’Eni si accontenti di un’azienda addetta al campionamento ed alle relative analisi che non fornisca risultati immediati e che addirittura nel 2022 disponga nuovi iter che ritarderebbero i risultati stessi delle attività in appalto del cane a 6 zampe”.

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Rottura delle relazioni con l’azienda

“Non siamo disposti a nessun confronto sindacale sono a quando l’azienda non ritirerà la procedura illegittima e fantasiosa del trasferimento collettivo e pretendiamo di riportare il dialogo all’interno degli schemi di legge” conclude Alessandro Vasquez, segretario provinciale della Filcams Cgil.

Sindacati divisi

Il fronte sindacale appare comunque diviso, visto che a scioperare sono stati i 5 lavoratori aderenti alla Cgil, in quanto per gli altri 3 sarebbe stata raggiunta una soluzione.

I motivi dell’azienda

L’azienda, che ha commesse importanti, come con Eni, avrebbe motivato questa decisione con una flessione dell’attività, a causa della crisi legata all’emergenza sanitaria, per cui ha beneficiato degli ammortizzatori sociali previsti dal Governo nazionale a partire dal primo gennaio di quest’anno fino ad ottobre.

 

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