Le trattative tra sindacati e l’azienda Chelab è finito ed è passata la volontà dell’azienda, specializzata nei campionamenti, tra cui di idrocarburi, di trasferire 8 lavoratori a Resana, in Veneto.

Le ragioni dell’azienda e della Cgil

L’azienda, che ha commesse importanti, come con Eni, avrebbe motivato questa decisione con una flessione dell’attività, a causa della crisi legata all’emergenza sanitaria, per cui ha beneficiato degli ammortizzatori sociali previsti dal Governo nazionale a partire dal primo gennaio di quest’anno fino ad ottobre.

Secondo il segretario della Filcams Cgil, Alessandro Vasquez, il trasferimento collettivo non è previsto da alcuna norma, anzi ritiene che l’azienda si sia resa protagonista di un “intenzionale e voluto calo di attività”.

Il trasferimento

Nel documento dell’azienda, avente per oggetto “la comunicazione di conclusione del confronto sindacale” è indicato che ci sarà il “trasferimento dei dipendenti”, in particolare “4 dipendenti, di cui 3 addetti alla funzione accettazione campioni/login ed un addetto alla funzione reporting, presso la sede di Resana ovi vi è la possibilità/esigenza di inserire proficuamente gli stessi”.

I dubbi del sindacato

I sindacati sospettano che l’azienda abbia usato lo strumento del trasferimento dei lavoratori in una sede lontanissima da Siracusa per evitare il licenziamento, le cui procedure sarebbero più complesse ed onerose. La distanza, sempre a parere delle organizzazioni sindacali, potrebbe scoraggiare qualche lavoratore a fare le valigie e lasciare famiglia ed affetti.

“Ci domandiamo anche come un colosso come l’Eni si accontenti di un’azienda addetta al campionamento ed alle relative analisi che non fornisca risultati immediati e che addirittura nel 2022 disponga nuovi iter che ritarderebbero i risultati stessi delle attività in appalto del cane a 6 zampe” diceva appena due mesi fa Alessandro Vasquez, segretario della Filcams Cgil di Siracusa.

Gli scioperi

Nei mesi scorsi, ci sono state delle proteste da parte dei lavoratori che hanno proclamato degli scioperi, ribadendo la volontà di restare in Sicilia.