Famiglie in rivolta dopo la decisione della Regione di chiudere le scuole elementari e medie, almeno fino al 16 gennaio. Le lezioni, come per le superiori, si svolgeranno con la didattica a distanza, ma sono sorti i problemi per i genitori che non lavorano in modalità smart working.

Chi resta con i figli?

E’ il caso di una donna siracusana, che svolge la professione di avvocato, vincitrice del “ballottaggio” con il marito, con quest’ultimo che oggi è stato costretto a prendersi un giorno di ferie per stare con i bambini. “Oggi ho degli appuntamenti importanti di lavoro, devo recarmi al palazzo di giustizia – racconta la professionista a BlogSicilia – per cui ho chiesto a mio marito di restare in casa. Ci siamo programmati fino al 16 gennaio ma se si dovesse prorogare la didattica a distanza saremmo davvero nei guai. Siamo entrambi originari di un’altra città e non abbiamo parenti a Siracusa, per cui la situazione rischia di ripercuotersi sul nostro lavoro. E se non lavoriamo come diamo da mangiare ai nostri figli?”.

Il paradosso

Secondo la professionista, il cui pensiero è largamente condiviso da altri genitori, non c’è equilibro nelle decisioni prese per frenare l’epidemia. “Una delle mie figlie nel pomeriggio – spiega la professionista a BlogSicilia –  parteciperà fisicamente ad una lezione di inglese. Che senso ha tenere le scuole chiuse e poi consentire di poter svolgere altre attività? Prendiamo ad esempio, quanto sta accadendo nelle nostre città con il fenomeno della movida. A Siracusa, ci sono stati giovani multati dalle forze dell’ordine  perché trovati davanti ai locali. Come facciamo a meravigliarci? Si tengono le scuole chiuse però i locali sono aperti, sebbene solo per l’asporto. Non ha proprio senso tutto questo, meglio, a questo punto – racconta la professionista a BlogSicilia – chiudere tutto, come accaduto nel periodo del lockdown, ma con ristori concreti alle aziende, alle imprese ed alle attività commerciali”.

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