Sono stati resi noti i risultati della consulenza tecnica dei periti in merito all’inchiesta per disastro ambientale della Procura di Siracusa che ha portato al sequestro del depuratore Ias di Priolo. Nella relazione degli esperti, pubblicata dal settimanale l’Espresso, emergono aspetti già resi noti dai magistrati, legati all’inquinamento del mare e dell’aria. L’impianto, che vede la partecipazione dei Comuni della zona industriale, provvede al trattamento dei reflui civili e dei fanghi delle imprese del Petrolchimico.

La perizia

“Le vasche maggiori – si legge nella perizia dei consulenti –  di trattamenti dell’impianto di depurazione Ias mancando di idonei sistemi di mitigazione e contenimento, ogni anno emettono in aria ambiente complessivamente 77,4 tonnellate di composti organici volatili, costituite da 13,6 tonnellate di benzene, 9,8 tonnellate da toluene, 11,3 tonnellate di xiliene e 42,8 tonnellate da residui composti, nonché da 7,4 tonnellate di idrogeno solforato. Tali quantità, sommate a quelle emesse dagli insediamenti produttrici, contribuiscono a determinare un deterioramento della qualità dell’aria”

“La continua immissione in aria di idrocarburi, non mitigata e/o limitata da idonei impianti di abbattimento in dotazione all’Ias, determina – si legge ancora nella perizia dei consulenti della Procura di Siracusa – nelle zone limitrofe all’impianto la compromissione della salubrità dell’aria ambiente che è la primaria condizione di garanzia per una buona qualità della vita degli abitanti dei centri di Priolo Gargallo, Melilli e Siracusa. Naturalmente la diffusione di tali composti in determinate situazione meteorologiche può estendersi ad altri comuni”.

L’inchiesta

La Procura di Siracusa, dopo tre anni di indagini, intercettazioni e perizie, ha contestato a una ventina di dirigenti della società la mancata depurazione di fanghi e prodotti industriali, di fatto eliminati quindi in aria e nel mare con annesso inquinamento. Proprio su quest’ultimo punto, e cioè sulle conseguenze per l’ambiente della mancata depurazione, si è soffermata la perizia consegnata ai magistrati il 5 maggio dello scorso anno e in parte finita poi nella richiesta di sequestro dell’impianto di depurazione avvenuto lo scorso giugno. La consulenza è firmata dai tecnici Mauro Sanna, Rino Felici e Nazzareno Santilli.

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