E’ un quadro allarmante quello che emerge nell’inchiesta della Procura di Siracusa sulla gestione del 118 nel Siracusano da parte della Seus. Nel corso delle indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro, si è scoperto che molte ambulanze sarebbero state malandate mentre il personale sarebbe stato sfruttato oltre che costretto a lavorare con sistemi di protezione anti Covid19 precari.
Chi sono gli indagati
Nel registro degli indagati sono stati iscritti Davide Croce, rappresentante legale della Seus, e Giuseppe Domenico Lombardi, procuratore speciale con delega in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Le ipotesi di reato contestate sono lo sfruttamento dei lavoratori e la rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
“Manca rianimatore” testimonia medico
Determinanti sono state le testimonianze dei dipendenti che avrebbero tracciato una situazione preoccupante al punto da chiedersi in che condizioni hanno lavorato per soccorrere feriti o malati.
Un medico di Siracusa, ascoltato dagli inquirenti nel corso delle indagini, ha spiegato che un’ambulanza era priva del “rianimatore automatico, di sonde pediatriche, navigatore Gps, spremisacca per le emergenze emorragiche, sensore capnometro”. Inoltre, in merito all’ambulanza della postazione di Ortigia, “non funziona la radio fissa per comunicare con la centrale operativa”, inoltre “la maniglia del portellone è guasta”.
Personale senza buoni pasto
I magistrati della Procura di Siracusa hanno anche scoperto che il personale del 118 sarebbe stato costretto a comprarsi da mangiare a spese proprie. Non avrebbe avuto a sua disposizione i buoni pasto.
“La maggior parte degli autisti soccorritori svolge un orario di lavoro suddiviso in due turni dalle 8 alle 20 e dall2 20 alle 8: orario che oltre a non prevedere una pausa per la consumazione del pasto costringe i dipendenti Seus ad acquistare a proprie spese pasti frugali di facile consumazione che non verranno mai rimborsati e che vanno ad incidere e non poco sul bilancio economico familiare degli stessi” si legge nel provvedimento.
L’attività ispettiva dell’Asp
L’Asp di Siracusa avrebbe dato delle prescrizioni alle Seus, dei protocolli per garantire la sicurezza, ed attraverso lo Spresal, servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, avrebbe avviato un’ispezione. Per i magistrati della Procura di Siracusa, i due indagati avrebbero avuto un solo obiettivo: “il loro interesse era esclusivamente di intervenire per depotenziare l’iniziativa ispettiva, sminuendo le carenze riscontrate e insinuando una concorrente responsabilità dell’Asp in relazione alle contestazioni mosse” si legge nel provvedimento.
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