Ha patteggiato la pena di 10 mesi e 4 giorni di reclusione davanti al gup di Messina Giuseppe Calafiore, l’avvocato siracusano coinvolto nell’inchiesta del febbraio del 2018 denominata Sistema Siracusa sulla presunta corruzione di giudici e magistrati per ottenere favori a gruppi imprenditoriali amici.

Il ricorso in Cassazione

E’ andata meglio di oltre un anno fa, quando il professionista, coinvolto in altri scandali giudiziari insieme all’avvocato Piero Amara, rimediò 11 mesi annullati nel maggio del 2021 dalla Cassazione che accolse del ricorso della Procura generale di Messina.

Nell’istanza presentata alla Corte suprema emergeva che l’inchiesta Sistema Siracusa aveva svelato “una delle più gravi, estese e spudorate corruzioni sistemiche mai realizzate”. Inoltre, il sostituto procuratore generale Felice Lima, nel ricorso aveva manifestato il suo stupore in quanto la Procura aveva concordato “con uno dei principali imputati pene men che simboliche”. Ma, in questo braccio di ferro legale, a spuntarla è stato Calafiore che addirittura ha ottenuto uno “sconto”.

Pena finale in continuazione

Nel provvedimento il gup di Messina ha rideterminato la pena finale a 3 anni, 7 mesi e 4 giorni, in continuazione con il patteggiamento davanti al gup del Tribunale di Roma. Un campo di imputazione è andato in prescrizione, inoltre nei confronti di Calafiore è stata applicata “la pena accessoria interdizione pubblici uffici e incapacità a contrattare con la pubblica amministrazione per la durata di 5 anni”.

Le parti civili

Tra le parti civili il Comune di Siracusa, l’ex pm di Siracusa, Marco Bisogni, l’Ordine degli avvocati di Siracusa, varie associazioni e l’avvocato Nicola D’Alessandro, difeso dagli avvocati Antonino e Bruno Leone. Quest’ultimo fu sottoposto ad un procedimento penale da parte della Procura di Siracusa per mano del pm Giancarlo Longo, coinvolto nello scandalo giudiziario e che ha patteggiato 5 anni e l’uscita dalla magistratura.

In quel periodo, D’Alessandro era il consulente legale dal Comune di Siracusa che aveva un contenzioso con un’azienda del gruppo imprenditoriale siracusano Frontino, legato a Calafiore, il quale, secondo gli inquirenti, avrebbe pressato Longo perché aprisse un fascicolo contro il difensore del Comune.  D’Alessandro è stato poi assolto con formula piena e la sentenza è passata in giudicato.