La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di patteggiamento ad 11 mesi di reclusione nei confronti dell’avvocato siracusano Giuseppe Calafiore, coinvolto nell’inchiesta Sistema Siracusa sulla corruzione di magistrati insieme a Piero Amara, quest’ultimo al centro del terremoto nel Csm per le rivelazioni sulla presunta esistenza della Loggia Ungheria che vedrebbe dentro toghe e politici di primo piano. “Attendiamo le motivazioni della sentenza -dice a BlogSicilia l’avvocato Mario Fiaccavento, difensore di Calafiore – per comprendere i principi di diritto utilizzati dalla Corte”.

Cosa accadrà?

“Il pronunciamento della Cassazione – spiega a BlogSicilia l’avvocato Mario Fiaccavento – comporta la regressione del procedimento alla fase precedente alla sentenza. In sostanza, si dovrà ritornare davanti al gip del Tribunale di Messina ed a quel punto valuteremo la posizione processuale del nostro assistito. Potremmo anche proporre un altro patteggiamento ma è presto per comprendere lo scenario con estrema esattezza”.

Il ricorso dopo il patteggiamento

Contro il patteggiamento, davanti al gup di Messina Fabio Pagana, era stato presentato nel novembre dello scorso anno un ricorso dalla Procura generale di Messina, poi 3 mesi dopo il Procuratore generale di Messina, Vincenzo Barbaro, ha depositato dei motivi aggiuntivi per convincere i giudici della Corte dell’iniquità di quella sentenza.

La relazione del Procuratore

Nella sua relazione, Barbaro ha ricostruito varie vicende giudiziarie, che hanno visto coinvolto Giuseppe Calafiore, finito in un’inchiesta della stessa Procura di Messina, insieme all’ex legale dell’Eni, Piero Amara, per corrompere il giudice del Cga, Giuseppe Mineo, allo scopo di favorire le imprese vicine ai professionisti siracusani, Am Group e Open Land, legate al gruppo imprenditoriale Frontino, al centro di una battaglia legale con il Comune di Siracusa finita sul tavolo del Consiglio di giustizia amministrativa.

La vicenda

E come contropartita, Mineo avrebbe chiesto un posto al Consiglio di Stato ma per concretizzare questa richiesta, secondo l’accusa gli avvocati siracusani avrebbero avviato dei contatti con il senatore Denis Verdini, che sarebbe stato pagato. “Dalla lettura degli atti processuali -si legge nel ricorso – la somma 300 mila euro proveniente dal patrimonio della società Open Land srl è stata corrisposta  a Denis Verdini in qualità di parlamentare e coordinatore del gruppo politico denominato Ala al fine di sollecitare un interessamento del Verdini per la nomina di Mineo quale componente del Consiglio di Stato, nonché al fine di sollecitare un intervento del Verdini sul Cga nel contenzioso amministrativo coinvolgente la società Open Land”.

Il patto

Il Procuratore generale di Messina ha anche evidenziato il patto tra Mineo e gli avvocati Amara e Calafiore. “In particolare, Mineo avrebbe ricevuto da Amara e Calafiore, quali soggetti titolari o coinvolti nelle imprese Am Group e Open Land e per il tramite della società Ocean One Consulting, anch’essa riconducibile ad Amara e Calafiore, somme pari a 115 mila euro per determinare, nella qualità di giudice relatore il collegio del Cga ad assumere contra legem una decisione  favorevole alle imprese Am Group e Open Land nell’ambito dei contenziosi contro il Comune ed altri nonché per rivelare ad Amara e Calafiore  notizie coperte da segreto d’ufficio afferenti lo svolgimento delle camere di consiglio in Palermo ed altri luoghi in epoca successiva al dicembre del 2015”.

 

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