E’ tra gli indagati un carabiniere di Augusta finito nell’inchiesta della Procura di Siracusa su un traffico di droga, concluso nei giorni scorsi con l’emissione di 15 misure cautelari.

Carabiniere sospeso per 10 mesi

Al militare, a cui il gip del Tribunale di Siracusa ha inflitto “la sospensione dell’esercizio del pubblico servizio per la durata di 10 mesi”, non sono contestati reati inerenti lo spaccio degli stupefacenti ma il falso ideologico in atto pubblico.

Falsi controlli nelle case degli indagati

In sostanza, secondo quanto emerso nelle indagini, condotte dagli stessi carabinieri, l’indagato, un brigadiere, avrebbe scritto falsamente nella relazione di servizio di aver compiuto dei controlli nelle abitazioni di alcune persone, sottoposte agli arresti domiciliari, finite nell’inchiesta sul traffico di droga.

“Il quadro indiziario accusatorio – si legge nell’ordinanza del gip del Tribunale di Siracusa, Andrea Migneco – trova infatti un supporto documentale dall’analisi incrociata dalle riprese effettuate da alcune telecamere istallate nei pressi delle abitazioni di alcuni degli indagati e la verifica degli ordini di servizio sottoscritti dal brigadiere”.

Le riprese che smentiscono il carabiniere

“In almeno sette occasioni – si legge nell’ordinanza del gip –  nel periodo tra marzo e giugno del 2020, la pattuglia della quale faceva parte… risultava avere effettuato dei controlli a carico dei soggetti sottoposti agli arresti domiciliari, circostanza questa che appare smentita dalle riprese video che gli investigatori stavano effettuando, ad altri fini, nell’ambito del presente procedimento penale, ovvero dai dati del Gps installato sul veicolo di servizio che conclamava una posizione del mezzo oggettivamente incompatibile con l’attestato controllo domiciliare”.

“Le annotazioni di servizio redatte dal brigadiere appaiono dunque ideologicamente false, in quanto attestano azioni e condotte in realtà non poste in essere dal pubblico ufficiale”.

Il caso di un’aggressione

C’è un’altra circostanza in cui emergono dei comportamenti sospetti del brigadiere. In particolare, il caso di un’aggressione ai danni di un uomo, per cui il carabiniere indagato, secondo quanto indicato dal gip del Tribunale di Siracusa, avrebbe indotto i colleghi ad omettere l’indicazione di due persone “quali corresponsabili del pestaggio”.

I rapporti con un imprenditore

Un’omissione che, per il gip, è riconducibile “agli ambigui rapporti” tra il brigadiere ed uno dei due presunti aggressori, un imprenditore. In sostanza, “il suddetto rapporto privilegiato rappresenta il movente logico che avrebbe indotto il brigadiere, una volta informato dai colleghi intervenuti sul posto della partecipazione” dell’imprenditore e di un’altra persona all’aggressione della vittima, “ad omettere le dichiarazioni acquisite” dalla vittima del pestaggio.