una siracusana coinvolta nell'indagine della finanza

Truffa ed associazione a delinquere, nei guai 3 professionisti, uno è in carcere

I militari della Guardia di Finanza di Siracusa, al termine di un’inchiesta della Procura su un’associazione a delinquere finalizzata alla truffa, hanno eseguito le misure cautelari emesse dal Gip del Tribunale di Siracusa. Nella rete degli inquirenti sono finiti un imprenditore di origini calabrese, Antonino Delfino ed un avvocato, Elisabetta Lo Iacono, siracusana, compagna dell’uomo: ad entrambi  è stato imposto l’obbligo di dimora e quello di presentazione alla polizia giudiziaria mentre una terza persona, un commercialista è solo indagato. Tutti e tre hanno, però, subito il sequestro di oltre 2 milioni di euro, ritenuto il profitto della truffa perpetrata, secondo gli investigatori, ai danni di 68 persone. All’imprenditore la misura è stata notificata nel carcere di Siracusa dove si trovava per altri reati.

Gli indagati, prospettando ai clienti la possibilità di ottenere finanziamenti a tassi agevolati o a fondo perduto, senza la necessità di fornire idonee garanzie patrimoniali o personali li avrebbero convinti a versare cospicue somme di denaro per avviare le presunte pratiche di finanziamento. Le somme riscosse sono state poi utilizzate a fini personali quali, ad esempio, l’acquisto di beni di consumo e l’indebito finanziamento delle attività commerciali dell’imprenditore indagato.

Ai loro clienti venivano proposte due diverse tipologie di operazioni: più complesse, che prevedevano la costituzione di una società all’estero, da alimentare attraverso risorse originate da operazioni di sconto bancario di titoli emessi da istituti di credito stranieri. Per incarichi di questa natura, gli indagati sono riusciti a farsi consegnare dagli investitori somme ingenti, variabili da 10.000 a 90.000 europer ciascuna pratica di finanziamento; più semplici, consistenti in dichiarati finanziamenti attraverso “fondi BEI” o semplicemente “finanziamenti esteri”, per cui veniva chiesto un esborso di somme più modeste, comprese tra i 2.500 e i 7.000 euro per ogni pratica di finanziamento.

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“Il potenziale cliente veniva “accalappiato” prevedendo, in contratto, la facoltà – spiegano dalla Finanza – di recesso e la restituzione delle somme anticipate per le spese in caso di sopravvenute difficoltà” La breve durata dell’incarico, oltre alla promessa di procedere a fondo perduto o a tasso agevolato inducevano poi la persona a rilasciare il mandato ad operare. Peraltro, gli indagati spendevano la loro credibilità professionale di avvocato, commercialista e imprenditore, nota nell’ambiente, per accreditarsi quali consulenti affidabili”

Nessuno dei clienti ha ottenuto i denari promessi, solo una sparuta minoranza di investitori è riuscita a ottenere il rimborso di quanto versato dopo le minacce di rivolgersi alle autorità giudiziarie.

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L’ analisi dei movimenti bancari dei conti corrente e delle carte di credito e di debito degli indagati ha consentito di ripercorrere le modalità di impiego delle somme riscosse; appurare che esse erano state destinate al pagamento di spese personali o al finanziamento delle attività commerciali dell’imprenditore indagato; escludere che i soldi versati dai clienti fossero stati impiegati per le relative pratiche di finanziamento.

“La commercialista siracusana e l’imprenditore, individuati quali promotori dell’associazione a delinquere e altresì colpiti dall’odierna misura cautelare personale, non sono nuovi al coinvolgimento in vicende di natura penale, atteso che sono stati arrestati nel mese di dicembre dello scorso anno, nell’ambito dell’imponente operazione antimafia denominata “Rinascita – Scott”, promossa dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro” fanno sapere gli inquirenti.

 

 

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