“Non voglio politici al funerale di Salvo”. Cosi’ Rosalba Castro Failla, la vedova di uno dei due tecnici della Bonatti ucciso in Libia, in un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica.

La vedova ha commentato così il messaggio di cordoglio di Sergio Mattarella, il Presidente della Repubblica: “Mi spiace ma per me non ha valore, non mi tocca. Non volevo condoglianze, volevo mio marito vivo. Fino al giorno prima della notizia dell’attentato la Farnesina mi aveva rassicurato: ‘Presto tornera’ a casa’. E invece tutto e’ finito con quelle parole al telefono da Roma: ‘Signora, c’e’ stata una disgrazia…'”.

“Non dico che non mi sento italiana – aggiunge -, ma questo Stato ha fallito. Gli uomini delle istituzioni finora non hanno avuto il coraggio di chiamarmi (solo ieri e’ arrivata una telefonata del ministro degli Esteri Gentiloni, che ha chiamato anche il figlio di Fausto Piano, ndr). Forse perche’ non sanno cosa dirmi, forse perche’ non sono riusciti a liberare Salvo, forse perche’ non riescono neppure a rispondere alla richiesta di evitare che gli facciano un’inutile autopsia in Libia”.

Come ha vissuto gli otto mesi del rapimento?  “Un’altalena di angoscia e speranza. Ho dormito poco e ho pregato tanto la Madonna dello scoglio, protettrice di San Domenico in Calabria, meta di una vacanza con mio marito. Siamo sempre stati molto devoti”.

Qual e’ stato l’ultimo contatto con suo marito? “Salvo mi mando’ un messaggio su whatsApp il 20 luglio, appena arrivato in Libia dopo essere stato in Sicilia: ‘Non sono ancora arrivato al cantiere, ti chiamo piu’ tardi’, mi scrisse. Tante volte mi sono interrogata su quello strano spostamento, da Tripoli al campo base, fatto di sera e non di mattina presto come al solito. Io sono convinta che, in tutti questi mesi, mia marito sia rimasto a Sabrata. E li’ era, ne sono certo, quando il 19 febbraio i droni americani hanno buttato le bombe. Domenica scorsa, per l’ultima volta ho sognato una telefonata di mio marito. Mi sono svegliata di soprassalto e l’ho chiamato, ai suoi numeri di sempre. La linea era muta. Ma quello e’ stato per me un triste presagio”.

 

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