Il piano di dismissione degli impianti Versalis, di cui due in Sicilia a Priolo ed a Ragusa, che, secondo i vertici di Eni, si tradurrà con una riconversione, segna un altro passo in avanti. Ad annunciarlo è Giuseppe Ricci, chief operating officer industrial transformation di Eni, nel corso della call con gli analisti, durante la quale ha detto che è stato raggiunto “un pre-accordo con la maggioranza dei sindacati e ci aspettiamo di raggiungere un accordo finale con il governo nei prossimi giorni”.
Firma di Cisl e Uil non della Cgil
Cgil e Uil hanno firmato “un verbale di incontro” dice Andrea Bottaro, segretario regionale della Uiltec Sicilia mentre la Cgil si è alzata dal tavolo. La chiusura dell’impianto di polietilene a Ragusa è già avvenuto, quello di Priolo è previsto alla fine dell’anno.
Il piano di Eni
Il manager dell’Eni, in merito alla chiusura dei cracking di Brindisi e Priolo, ha aggiunto che è “il pilastro fondamentale della strategia che ci consente di ridurre le perdite di Versalis nella chimica di base”.
Il piano dell’Eni, secondo quanto sostenuto dal colosso industriale, ha avviato un cambio di strategia a partire dal 2014 con la conversione delle raffinerie in bioraffinerie, come a Gela.
Il nuovo business
La società, come riportato dall’AGI, sta cessando le attività relative allo steam cracking, che è la principale via di produzione dell’etilene, per seguire un percorso di sviluppo di nuove piattaforme di business, come il compounding e i polimeri specializzati, la biochimica e la circolarità attraverso il riciclo chimico e meccanico. Il piano di trasformazione di Versalis include anche la realizzazione di nuove iniziative industriali coerenti con la strategia di Eni, sia nella bioraffinazione, prevista a Priolo con un investimento di 900 milioni di euro, che nelle iniziative di stoccaggio di energia, e potenzialmente anche nei data center e nell’intelligenza artificiale.
La Cgil annuncia lo sciopero
Un piano che non convince affatto la Cgil, per cui quanto disegnato dall’Eni è “tutto a uso e consumo dei suoi azionisti, generico per quanto riguarda eventuali trasformazioni, senza garanzie di fatto per i lavoratori diretti, né tantomeno dell’indotto” dice il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, che dopo l’abbandono del tavolo con Eni da parte della Cgil lo scorso 26 febbraio e la proclamazione a livello nazionale dello stato di agitazione, annuncia un presidio per l’11 marzo insieme alle categorie interessate, sotto palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione.
“Eni lascia la Sicilia”
Secondo Mannino, la bioraffineria di cui parla l’Eni per Priolo rappresenta solo fumo negli occhi, “sarebbe la seconda in Sicilia, senza alcuna idea di piano integrato con le aziende dell’area. I progetti vaghi che l’Eni prospetta potrebbero marciare solo attraverso le importazioni”. Per Ragusa, inoltre, dove già la dismissione e in corso “solo idee in ordine sparso, senza alcuno studio di fattibilità”.
L’appello alle istituzioni, “sconcerta il silenzio della Regione”
Il segretario della Cgil Sicilia ritiene silente il governo regionale e accondiscendente il governo nazionale. “Noi chiediamo alle istituzioni di fare la loro parte, di non condannare la Sicilia a non avere uno sviluppo industriale e una transizione energetica che determini nuovi modelli produttivi. Ma servirebbero piani integrati- aggiunge- nel cui ambito la politica eserciti un ruolo di indirizzo e programmazione. Invece stiamo drammaticamente assistendo a una politica subalterna a interessi di una grande società, che non sono quelli generali”
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