- Giovanni Truppi a Sanremo 2022 con “Tuo padre, mia madre, Lucia”
Giovanni Truppi, 41 anni, napoletano d’origine, dieci anni di carriera e cinque dischi, arriva al Festival per la prima volta con Tuo padre, mia madre, Lucia, un testo – scritto con la complicità dei suoi due più fidati collaboratori Marco Buccelli e Giovanni Pallotti, insieme a due firme d’eccezione, Pacifico e Niccolò Contessa
L’INTERVISTA della collega Carmen Guadalaxara de IL TEMPO
Giovanni Truppi racconta
“Tuo padre, mia madre, Lucia” è una dichiarazione d’amore in inverno
“Racconto il sentimento in una coppia che si è formata e che condivide l’esperienza di costruire un amore e si confronta con il mondo esterno. Le parole chiave sono racchiuse nella frase del ritornello: ‘amarti è credere che quello che sarò sarà con te’.
“L’Inverno credo che questa stagione mi venga in mente in relazione alla canzone perché è il momento dell’anno più in sintonia con le sue atmosfere e per il sentimento di cui si parla, che è di quelli che rimangono in piedi anche alla fine di una – metaforica – tempesta di neve, un momento in cui la vita è più aspra e resistono solo le cose forti. Il punto di osservazione è quello dell’età adulta: sia io che Gino Pacifico e Niccoló Contessa, autori del singolo, non siamo più dei ragazzi e credo che queste parole siano arrivate perché, pur avendo età diverse, tutti e tre abbiamo varcato una soglia. Scegliere una persona vuol dire, nel momento in cui la scelta si fa, prenderla tutta e a prescindere da tutto, perché si sta immaginando il futuro insieme a lei.
Questo è l’amore di cui volevamo parlare, che poi è quello delle promesse che si scambiano gli sposi. Ma – aggiunge – vivo con un po’ di imbarazzo il fatto che nel titolo e nel testo della canzone ci sia una parte della mia vita privata, anche se i personaggi citati fanno da spettatori, non sono fondamentali nella mia narrazione”. Giovanni Truppi, napoletano di nascita è a tutti gli effetti un unicum nel nostro panorama musicale, un bene artistico da preservare e tutelare con cura. Studi classici, cresciuto a pane e cantautori. “Napoli ha influito molto sulla mia formazione. Sono debitore alla mia città dello sguardo che ti regala sul mondo”.
Truppi mette in musica le sue emozioni
A volte me la cavo con le canzoni e a volte no. Sicuramente quando esprimo i miei sentimenti a voce alle persone direttamente interessate sono molto basico, perché in realtà quando voglio dire a una persona che le voglio bene glielo dico senza troppi giri di parole”
Lei è uno degli outsider di questo Festival
“Credo che il fatto stesso che svolgo questa attività, nella quale mi metto in comunicazione con le persone, voglia dire che cerco di trovarlo, questo mio posto. Penso che, sempre cercando di rimanere fedele a me stesso, sia sempre giusto dialogare con quello che c’è intorno”.
Quali sono i suoi riferimenti musicali
“In realtà i miei attuali riferimenti musicali sono venuti dopo. Sicuramente credo che fin da quando ero veramente giovane ho iniziato a pensare che mi avrebbe fatto piacere, ascoltando, De Andrè, Dalla, Bennato, Murolo, fare qualcosa di creativo nella vita, poi la musica mi ha trascinato molto perché unisce la corporeità e la performance con l’atto creativo, ed è una cosa molto speciale.
Nella mia ora di libertà’, di Fabrizio De Andrè è la cover che la vedrà protagonista con Vinicio Capossela
“Ho cercato, con il maggior rispetto possibile, di offrire il mio punto di vista su questa canzone, di farla mia. Non mi piaceva proporre una versione esattamente uguale all’originale, anche se ho molto rispetto per quella versione. Vinicio è un valore aggiunto ed è uno degli artisti che più mi ha più guidato con la sua musica e il suo rigore.
La pandemia l’ha cambiata?
Non ho ancora chiaro come questo periodo mi abbia cambiato, e credo di aver bisogno di altro tempo per rendermene conto. Di sicuro, il fatto di essere stato, come tutti, più in contatto con il pensiero della morte, il grande rimosso della nostra epoca, avrà degli effetti. Spero che saranno anche positivi”.
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