I numeri non mentono. Ma, qualche volta confondono. Almeno guardando al Palermo calcio.
Il cammino del Palermo
Prendiamo il cammino del Palermo in questo campionato di Serie C. In casa è un rullo compressore: 11 vittorie in 15 partite e 37 punti (meglio ha fatto soltanto la Virtus Francavilla, con 38), miglior attacco del girone con 32 reti segnate, più di 2 a partita (2,47), e migliore difesa, insieme al Monopoli, con 6 gol subiti. Con l’Avellino è l’unica squadra imbattuta in casa. Una marcia da primato, insomma, che né Bari (33), Catanzaro (32) o Avellino (28) riescono a reggere.
Mal di trasferta
Lontano dal Barbera, i rosanero, quegli stessi “irresistibili”, diventano invece vulnerabili, indifesi, hanno un passo da retrocessione o quasi. Undici punti in 14 partite (0,79 di media), peggio hanno fatto soltanto Vibonese, con 4, Potenza e Paganese con 6 e Taranto, con 9.
È chiaro che i sogni di promozione diretta, o di lotta per il primo posto, per il Palermo sono naufragati in trasferta. Lo dicono i numeri e, come detto all’inizio, i numeri non mentono.
Il Bunker Barbera
Però, (continuo con il già detto) confondono. Perché non si capisce come la stessa squadra abbia un rendimento tanto contraddittorio tra casa e trasferta: al Barbera leoni e in trasferta co…nigli. O, se preferite, in casa aquile e lontano da Palermo pulcini.
Già la stessa squadra in senso lato. Perché neppure il cambio di allenatore, da Filippi a Baldini, ha portato un cambiamento di rendimento e di risultati fuori casa: 5 sconfitte e 3 pareggi, con l’ex vice di Boscaglia, che ottenne anche 2 vittorie, con 9 punti in 10 partite (0,9 di media); 2 pareggi e 2 sconfitte, in 4 trasferte, per Baldini, con appena 2 punti (0,5 di media) riportati in Sicilia finora dal tecnico toscano che ha, in sostanza, dimezzato la media di punti del suo predecessore.
Siccome sono praticamente gli stessi dall’inizio del campionato anche i giocatori, resta da capire perché il loro approccio alle partite sia così differente, tra casa e trasferta. Una differenza che emerge con maggiore evidenza con Baldini, perché la squadra arrembante, uno tsunami l’ho definita io stesso dopo la vittoria con la Vibonese (con il tecnico toscano, su 5 partite in casa, il bilancio è di 4 vittorie e un solo pareggio, con 15 gol segnati, cioè 3 a partita!), con personalità, idee chiare e vigore agonistico fuori casa si perde completamente, come gruppo e a livello di singoli.
In trasferta, il Palermo sbanda, si sbilancia, i singoli si deconcentrano, perdono di vista avversari e pallone, come a Foggia, come a Campobasso, dove si pareggió, o persino come a Francavilla Fontana dove, pure dominando in casa della formazione più performante tra le mura amiche, su due disattenzioni difensive sono stati concesse due occasioni e sono stati subiti i due gol, decisivi per il risultato. Almeno, tanto quanto quelli falliti dai rosanero.
Allora, cos’è che i numeri non spiegano fino a confondere chi prova a “smorfiarli”?
La differenza di rendimento, la discontinuità nei risultati è causata da limiti tecnici del gruppo che la società ha costruito e che non è riuscita a correggere a gennaio? Forse, ma non spiega perché lo stesso gruppo in casa sia, almeno fino a ora, imbattibile e secondo per punti fatti.
È una questione di esperienza o di personalità? Ma il gruppo è composto da professionisti con centinaia di presenze in C e persino in B, con qualche giocatore che vanta promozioni nel curriculum.
È questione di atteggiamento tattico? Può essere, anche se è innegabile che il Palermo di Baldini, che propone il 4-2-3-1 in trasferta come in casa, (tranne che a Foggia dove fu proposto un fallimentare ritorno alla difesa a 3) perde come quello timido, impacciato, confuso e apparentemente senza idee di Filippi che prendeva gol in fotocopia, ma che, comunque, due volte in trasferta riuscì a vincere (vabbè, a Vibo Valentia e a Andria…).
E, allora, dove sta il problema? E quale può essere la cura? Speriamo che Baldini e il mental coach del Palermo, Colonnata, risolvano l’arcano, magari già per Avellino, in modo da levarci, squadra e tifosi, qualche sassolino dalla scarpa. Certamente, ormai il primo posto è fuori portata per il Palermo e il Catanzaro, secondo, è lontano 7 punti. Ma risolvere il problema potrebbe essere importante, vitale, in chiave play off. Perché, per un tifoso, la speranza è sempre l’ultima a morire. A dispetto di quanto possano dire, o non dire, i numeri.
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