La vittoria dei Mondiali di Spagna ’82 sugellata l’11 luglio con il 3-1 alla Germania Ovest, rientra sicuramente tra le più belle ed esaltanti della storia sportiva italiana. Un successo sofferto, impronosticabile segno del riscatto in un anno, quello del 1982, sicuramente tra i più densi e travagliati, non solo nel nostro Paese ma anche a livello mondiale.
Dal punto di vista sportivo, il Mondiale 1982, è stato sicuramente uno dei più spettacolari e fa male pensare che in questo 2022, nel quarantennale del terzo trionfo iridato, la Nazionale sarà assente per la seconda volta consecutiva dalla competizione vinta in quattro occasioni.
La vittoria degli Azzurri di Enzo Bearzot fece felice un’intera nazione che tornò in piazza dopo i fasti di Messico ’70 e della mitologica semifinale con la Germania vinta 4-3. Un successo che ancora fa parlare, un’impresa che fa emozionare per diversi motivi. In tanti si sono innamorati di quella Nazionale coltivando il sogno di diventare campioni del Mondo.
Una vittoria memorabile che brilla sempre più
Un evento che torna a prendersi, ogni 11 luglio, le prime pagine dei quotidiani – sportivi e non – nonostante in questo giorno ricada anche il primo anniversario di un altro successo storico: la vittoria degli Europei ai rigori contro l’Inghilterra a Wembley.
Non manca occasione, infatti, che i mezzi di informazione, con richiami in prima, nelle home, o anche con film, documentari o servizi ricordi il giro di campo degli Azzurri capitanati da Dino Zoff, o l’urlo di Tardelli subito dopo aver segnato il 2-0 alla Germania Ovest (il muro di Berlino cadrà 7 anni e 4 mesi dopo), l’esultanza di Pertini dopo il 3-0 di Altobelli ed il suo “Non ci prendono più” in barba al protocollo o al “politicamente corretto” che ormai domina e regola la vita quotidiana.
Uno share televisivo irripetibile
Tra le curiosità che negli anni successivi sono emerse, ve ne è uno piuttosto interessante: la sera dell’11 luglio 1982 la finale tra Italia e Germania Ovest venne trasmessa su Rai2 e segnò il record di telespettatori che resiste ancora oggi: 36 milioni e 700mila spettatori.
Al secondo posto di questa classifica un’altra partita di quei Mondiali, Italia-Brasile che segnò 31 milioni e 900mila spettatori. Non finisce qui: il podio viene chiuso da un’altra partita della Nazionale a quei Mondiali, la semifinale con la Polonia 29 milioni e 700mila spettatori.
La partita venne anche trasmessa in diretta da Telemontecarlo col commento di Luigi Colombo e Sandro Mazzola. Quest’ultimo nel 2006 commentò al fianco di Civoli la vittoria della Nazionale di Lippi ai Mondiali di Germania diventando l’unico in Italia ad aver commentato due finali con gli Azzurri vittoriosi, lui che andò vicino a vincere la Coppa Rimet nel 1970 fermato solo dal Brasile di Pelè e degli altri extraterrestri.
Lo scetticismo iniziale
L’Italia non partì bene in quel Mondiale. Si qualificò senza troppi problemi alla fase finale in un gruppo vinto dalla Jugoslavia nel quale erano comprese anche Danimarca, Grecia e Lussemburgo.
Ma quella Nazionale non incantò per il gioco. Inoltre era reduce dalla delusione degli Europei del 1980 quando in casa non arrivò oltre il quarto posto mancando la qualificazione alla finalissima per differenza reti. Ci andò il Belgio che perse 2-1 con la Germania Ovest. Gli Azzurri persero la finale del terzo posto ai rigori (la maledizione cominciò a Napoli il 21 giugno 1980) con la Cecoslovacchia, che 4 anni prima aveva vinto con il cucchiaio di Panenka la rassegna continentale.
In molti ritenevano quella Nazionale opaca e con un gioco non più brillante rispetto a quella che aveva stupito il mondo intero ai Mondiali in Argentina del 1978 chiusa al quarto posto.
Non convincevano neppure le convocazioni. Zoff, all’epoca 40enne, era ritenuto il maggior responsabile dell’eliminazione dell’Italia ai Mondiali del ’78 avendo subito reti da distanza siderale da Brands ed Haan nella partita decisiva con l’Olanda per il passaggio alla finalissima e ripetendo le stesse incertezze nella finalina del terzo posto vinta dal Brasile con una rete letteralmente inventata da Nelinho.
La stessa presenza di Paolo Rossi venne contestata. L’attaccante della Juventus tornava dalla squalifica di due anni per il calcioscommesse. Tornò in campo ad aprile 1982 giocando tre partite e segnano una rete (all’Udinese) festeggiando il 20° scudetto di bianconeri.
I 22 convocati da Bearzot non convinsero pienamente la stampa accendendo anche polemiche ed innescando successivamente il famoso silenzio stampa degli Azzurri.
Italia imballata, tre pareggi all’avvio
L’Italia venne inserita nel gruppo 1 unitamente a Polonia, Perù e Camerun. Un girone sulla carta facile che però si rivelò più difficile e drammatico del previsto.
Il 14 giugno del 1982 a Vigo il debutto di Zoff e compagni finì con un opaco 0-0 con la Polonia di Boniek, Lato, Zmuda. Una formazione interessante che vinse il girone.
Quattro giorni dopo, il 18 giugno, l’Italia non andò oltre l’1-1 con il Perù. Bruno Conti segnò il primo gol della spedizione Azzurra ma nel finale, all’83’, il tiro dalla distanza di Diaz trovò la deviazione di Collovati che spiazzò Zoff per l’1-1.
Drammatica, dunque, la sfida con lo sconosciuto Camerun, esordiente ad un Mondiale, allenato dal francese Jean Vincent. Gli africani avevano gli stessi punti dell’Italia avendo pareggiato le due partite con Perù e Polonia per 0-0. Proprio in virtù della rete di Conti al Perù, all’Italia sarebbe bastato un pareggio per andare alla seconda fase.
Se le scommesse fossero state legalizzate, potremmo facilmente immaginare quote popolari per la vittoria italiana. In molti non sapevano neppure dove fosse il Camerun, praticamente sconosciuto prima di quel Mondiale al grande pubblico italiano.
Primo tempo così così con gli Azzurri stoppati in diverse occasioni dalle parate di Thomas N’Kono. Il suo stile originale lasciò disorientati i giocatori italiani. Ma il portiere camerunense si era distinto anche negli altri due match. Ad inizio ripresa, un centro di Rossi trovò la testa di Ciccio Graziani che beffò N’Kono che però era scivolato e non riuscì ad avere lo slancio decisivo per deviare il pallone. È l’1-0 che scaccia la paura. Tutto finito? No, affatto. Un minuto dopo M’Bida nel cuore dell’aria tocca sotto la traversa su uscita di Zoff. È l’1-1. Tutti sono increduli. Mancava mezz’ora e molti vedevano gli spettri di 16 anni prima con la Corea del Nord.
Finisce in parità. Con il Camerun terzo per differenza reti, uscito imbattuto e con stelle da consacrare al calcio europeo. N’Kono avrà una buona carriera nel vecchio continente. Gianlugi Buffon ha chiamato il primogenito Thomas in onore del portiere camerunense.
La classifica girone 1 recita quanto segue: Polonia 4 punti, Italia 3, Camerun 3, Perù 2. Alla fine uno dei gironi più equilibrati, forse per demerito della Nazionale di Bearzot che per reali meriti. Forse.
Italia contro i giganti di Argentina e Brasile
Gli Azzurri finirono in un girone di ferro. All’Italia toccarono le due sudamericane, entrambe fortissime: l’Argentina campione del Mondo dell’emergente Maradona, ed il Brasile dei giocolieri Zico, Socrates, Falcao e compagnia bella.
Il 29 giugno l’Italia affronta l’Argentina. Avviene la metamorfosi: Rossi non segna ma è più vivo in attacco e non trova la rete anche per la buona prestazione di Ubaldo Fillol ma si producono gol e la difesa regge. Finisce 2-1 per l’Undici di Bearzot, segnano Tardelli al 57 e Cabrini 10 minuti dopo con Conti protagonista di giocate incredibili. Passarella su punizione accorcia le distanze ma non c’è più tempo. L’Italia, tra lo stupore di tutti, affonda i campioni del mondo allenati da Cesar Menotti nonostante campioni del calibro di Ardiles, Passarella, Diaz.
Il 2 luglio Argentina e Brasile si affrontano nel classico derby sudamericano. I verdeoro vinsero 3-1 senza grossi problemi e continuarono ad impressionare. Segnarono Zico nel primo tempo e poi nella ripresa Serginho e Junior. Ancora Diaz nel finale rese il boccone meno amaro per i biancocelesti che però vennero eliminati.
Argentina che era arrivata in Spagna nonostante la guerra delle Falkland con l’Inghilterra scoppiata ad aprile e chiusa il giorno dopo l’inizio dei Mondiali.
Si arriva al 5 luglio, alla battaglia del Sarrià a Barcellona. Alle 17.15 inizia una delle partite più belle di quell’edizione dei Mondiali. All’Italia serve vincere perché in caso di parità passerebbe il Brasile per differenza reti avendo segnato un gol in più all’Argentina.
Sboccia Paolo Rossi che segna una tripletta, in una sfida iconica nella quale per i sudamericani segnarono Socrates e Falcao. Zoff fu decisivo in un paio di occasioni ma la parata su Oscar nel finale rimane negli annali.
L’Italia ritrova Paolo Rossi, l’uomo che ha fatto piangere il Brasile. L’Italia si ritrova e da cenerentola diventa regina tornando ancora tra le prime 4.
Rossi, l’uomo della semifinale, abbatte la Polonia
In semifinale l’Italia ritrova la Polonia che aveva ben impressionato avendo vinto il girone eliminatorio e quello della seconda fase – le partite ad eliminazione diretta come ottavi e quarti di finale torneranno 4 anni più tardi in Messico – eliminando squadre arcigne come il Belgio (finalista ad Euro ’80) e l’Unione Sovietica di Dasaev, Gavrilov, Blochin e Baltaca.
La Polonia non riuscì a creare molti grattacapi a Zoff che fu perfetto nella normale amministrazione. L’Italia era già lanciata verso il trionfo e Paolo Rossi verso la gloria personale. Sue le due reti al 22’ di rapina ed al 73’ su cross al bacio di Bruno Conti che scavalcò il portiere e permise al bomber azzurro di inginocchiarsi e di appoggiare in rete a porta vuota.
Cinque reti in due partite. Non si era mai visto.
Il trionfo Azzurro al Bernabeu
Si arriva così all’11 luglio 1982. L’Italia affronta la Germania Ovest e dopo le chiare affermazioni su Argentina, Brasile e Polonia, diventa la favorita d’obbligo per la vittoria della Coppa del Mondo.
La Germania di di Jupp Derwall era arrivata all’atto conclusivo avendo battuto ai ritori la Francia per 8-7 al termine di una partita drammatica. Una sorta di Italia-Germania del 1970.
A Siviglia, infatti, 3 giorni prima, i panzer avevano superato i galletti dopo due ore di autentica battaglia. Littbarski portò in vantaggio i tedeschi al 17′, Platini pareggiò su rigore 10 minuti dopo. Ai supplementari la Francia ha una fiammata iniziale travolgente: segnano Trèsor e Giresse al termine di due azioni bellissime. La Germania, però, confermò di essere dura a morire e prima con Karl-Heinz Rumenigge e poi con Fischer in rovesciata trovò il pareggio.
I rigori premiano la Rumenigge e compagni. La sfida verrà ricordata anche per il drammatico scontro di gioco tra il portiere tedesco Harald Schumacher ed il francese Patrick Battiston che, lanciato a rete, fu travolto dall’estremo difensore. L’impatto fu terribile e mandò in coma il giocatore che si riprese per fortuna. Ancora oggi non si spiega come mai l’arbitro di quel match non ammonì neppure Schumacher. Oggi col Var sarebbe stata tutta un’altra cosa.
Ed insomma, la Germania è sempre la Germania: buona tecnica, tanta corsa, fisico possente e gioco ruvido quando serve. Ma la loro stella, Rumenigge non sta benissimo.
Il rimpianto azzurro del rigore di Cabrini
La sfida si gioca al Santiago Bernabeu di Madrid davanti a 90.000 spettatori. A viso aperto ma l’Italia deve fare subito a meno di Ciccio Graziani. L’attacante della Roma si fa male ad una spalla, già messa a dura prova nella semifinale con la Polonia. Al 7’ minuto entra Altobelli, suo sostituto naturale. E proprio “Spillo” entra nel vivo del gioco: a metà del primo tempo mette in mezzo un pallone per Conti che viene travolto da Briegel. Per l’arbitro brasiliano Coelho è rigore. L’Italia ha una grossa occasione. Sul dischetto va Cabrini. Poco prima esplode un petardo. Fatto da non sottovalutare. Il terzino della Juventus calcia, ma il tiro è troppo angolato e va fori tra la disperazione di un’Italia intera e del telecronista Nando Martellini. Schumacher, peraltro, aveva pure intuito e se fosse stato nello specchio della porta avrebbe certamente parato il tiro.
La sfida è spigolosa. Ma nel primo tempo finisce 0-0. Rimane il grande rammarico per la chance dal dischetto. Ma il bello deve arrivare. Ad inizio ripresa, da un ennesimo fallo subito da Oriali, scaturisce l’azione del vantaggio Azzurro. Tardelli batte a sorpresa il calcio di punizione, l’arbitro lascia correre, la palla va a Gentile che crossa in area, puntuale arriva Paolo Rossi che al 57’ sblocca la finale segnando il suo sesto gol in tre partite.
Rossi, Tardelli, Altobelli, l’Italia festeggia il terzo titolo mondiale
Il trionfo comincia a prendere corpo. La Germania ci prova ma dopo una mischia furibonda in area italiana, gli Azzurri raddoppiano al minuto 69’. L’azione prolungata in area di rigore tedesca viene orchestrata da Scirea, che si permise il lusso di fare uno dei colpi di tacco più eleganti della storia del calcio, da Bergomi ed ancora da Scirea che passò la sfera al limite dell’area a Tardelli. Quest’ultimo sbagliò lo stop iniziale ma recuperò il pallone in scivolata tirando ad incrociare.
La traiettoria è fuori dalla portata di Schumacher che rimane sorpreso ed impietrito. Lo stadio Bernabeu esplode. È il 2-0 che fa esultare il presidente della repubblica Sandro Pertini in tribuna d’onore con accanto al re di Spagna Juan Carlos ed al cancelliere tedesco Helmut Kohl. È il 2-0 entrato nella mitologia del calcio per l’esultanza di Marco Tardelli. Immagine che finirà anche in un videogioco arcade di inizio anni ’90, Football Glory.
La sfida è indirizzata sui binari tricolori. La Germania non riesce ad impensierire Zoff. E l’Italia in contropiede segna il 3-0 con Altobelli che sfrutta una fuga di Conti, evita in uscita Shumacher e deposita a porta vuota il pallone. Il presidente Pertini si alza ancora ed il suo gesto con la mano è eloquente quanto il suo labiale “non ci prendono più”.
A 7’ dalla fine Paul Breitner con un tiro velenoso di controbalzo accorciò le distanze. Il resto sarà accademia tra gli olè del pubblico quasi tutto appannaggio degli Azzurri.
Subito dopo la fine della sfida, la storica frase di Nando Martellini: “Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo”.
Finisce in gloria. L’Italia dopo i trionfi del 1934 e 1938 con Vittorio Pozzo, torna sul tetto del Mondo. I più scettici si dovettero ricredere. Ed il presidente Pertini riportò a casa gli Azzurri con la Coppa del Mondo in aereo. Famosa anche la partita a scopone scientifico tra le coppie formata da Zoff e Pertini contro Bearzot e Causio. Sul tavolo la Coppa del Mondo in bella mostra.
Italia-Germania 1982, tabellino del match
Questo è il tabellino del match. Madrid 11-7-1982 – Stadio Santiago Bernabeu, ore 20.
Italia-Germania Ovest 3-1
Italia: Zoff, Gentile, Cabrini, Bergomi, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Oriali, Graziani (8’ Altobelli, 89’ Causio). A disposizione: Bordon (portiere), Dossena, Marini. Allenatore: Enzo Bearzot
Germania Ovest: Schumacher, B. Förster, Briegel, Breitner, K.H.Förster, Stielike, Littbarski, Dremmler (61’ Hrubesch), Fischer, Breitner, Rummenigge (69’ H. Müller). A disposizione: Franke (portiere), Hannes, Magath. Allenatore: Jupp Derwall
Reti: 57’ Rossi, 68’ Tardelli, 81’ Altobelli, 83’ Breitner.
Arbitro: Coelho (Brasile). Guardalinee: Klein (Israele) e Christov (Cecoslovacchia).
Note: Cabrini (Italia) ha sbagliato un rigore al 24′. Ammoniti Conti al 31′, Oriali al 73′, Stieleke al 73′, Dremmler al 61′, Littbarski all’88’.
I 22 Azzurri campioni del Mondo
Questi i 22 Azzurri della spedizione vincente di Spagna ’82. 1 Zoff, 2 Baresi, 3 Bergomi, 4 Cabrini, 5 Collovati, 6 Gentile, 7 Scirea, 8 Vierchowod, 9 Antognoni, 10 Dossena, 11 Marini, 12 Bordon, 13 Oriali, 14 Tardelli, 15 Causio, 16 Conti, 17 Massaro, 18 Altobelli, 19 Graziani, 20 Rossi, 21 Selvaggi, 22 Galli. Commissario tecnico: Bearzot.
Non sono più con noi Gaetano Scirea, Paolo Rossi ed Enzo Bearzot.
Alcuni fatti di cronaca di quell’intenso 1982
La Coppa del Mondo vinta in Spagna fu un successo storico che aiutò molto l’Italia. Opinione di molti che contribuì ad uscire dagli anni di piombo. Fu un 1982 carico di eventi in tutti i campi. Diversi fatti di cronaca, la morte di di Roberto Calvi, ex presidente del Banco Ambrosiano, a sotto un ponte sul fiume Tamigi a Londra a giugno.
Mentre continuano le aggressioni alle coppie del mostro di Firenze. Il 3 settembre venne ucciso a Palermo il genrale Carlo Alberto Dalla Chiesa con la moglie Emanuela Setti Carraro. L’agente di scorta Domenico Russo che era con loro morì il 15 settembre per le ferite riportate.
Diversi fatti anche nel mondo, in primis la già citata Guerra delle Falkland che iniziò con l’occupazione delle isole da parte dell’esercito argentino e si concluse a metà giugno con il successo dell’esercito britannico.
Ci furono anche diversi eventi tragici nel mondo dello sport. Soprattutto in Formula 1. L’8 maggio durante le prove del Gran Premio del Belgio a Zolder morì Gilles Villenevue. Il pilota della Ferrari urtò con la sua monoposto la March di Jochen Mass.
Il 13 giugno in Canada morì il pilota italiano Riccardo Paletti che alla partenza del Gp non vide la Ferrari di Didier Pironi ferma sulla linea di partenza e la tamponò. Drammatici gli attimi successivi. La monoposto prende fuoco, il pilota rimase dentro. Fu poi estratto ma per lui non ci fu più nulla da fare.
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