E, adesso, torniamo a parlare di calcio, di mercato, di nuovi giocatori e del nuovo allenatore. Francamente, le polemiche tra soci hanno stancato. Anche perché non se ne è capita la vera sostanza. Anzi, in fondo in fondo, sostanza non ne avevano. E’ stato un temporale di inizio estate, come le grandinate che rischiano di rovinare un raccolto pronto ormai per la mietitura.

La mietitura, alla fine, c’è stata, cioè la promozione, il ritorno tra i professionisti. Ma la grandinata di dichiarazioni, comunicati e post sui social il danno l’ha fatto lo stesso. Festa per il traguardo raggiunto rovinata, dubbi e sospetti serpeggiati tra i tifosi sulla consistenza economica di soci e club. Tutto perché? Francamente non lo abbiamo capito.

Leggendo con freddezza e lucidità i fatti, ma più che altro le parole, di questi quindici giorni, la convinzione si fa sempre più forte: si poteva evitare. Si doveva evitare, per rispetto dei tifosi che, finalmente, dopo quattro anni di delusioni e mortificazioni potevano festeggiare un successo, seppur di livello minore come una promozione dalla Quarta alla Terza serie del calcio italiano che, pure, non era scontata perché a vincere non sono nomi e blasoni; ma anche per rispetto a quei giocatori e a quell’allenatore che hanno fatto “l’impresa”. Avrebbero meritato maggiore attenzione e gratificazione e per la dirigenza che ha scelto quei calciatori, quel tecnico.

E invece, si è parlato di sgarbi e scaramucce, si sono riesumati mancati inviti per conferenze stampa e biglietti omaggio non concessi, di mancate o fraintese comunicazioni, di post su facebook (di post su facebook!). Soprattutto di rapporti che dovevano essere chiari fin dall’inizio, in virtù di equilibri ben definiti e che nelle società, in ogni tipo di società, hanno determinato le decisioni e che, invece, a quanto pare, non lo erano per tutti.

In un mondo normale, queste cose sarebbero state chiarite con una telefonata, con un chiarimento faccia a faccia, anche con toni forti, nei momenti opportuni, evitando che gli screzi diventassero rancore insanabile, da portare poi all’attenzione generale con sfoghi umorali. Invece se ne sono dovuti occupare in consigli di amministrazione, assemblee di soci e conferenze stampa, un vicepresidente e socio di minoranza è arrivato fino alle dimissioni, i tifosi hanno cominciato a discutere sulla forza economica dei soci, manco avessero guardato nei loro portafogli e conti in banca, e di nuovi partner più danarosi, di budget. Tifosi, va detto, tirati un po’ per la giacchetta e spinti a schierarsi dall’una o dall’altra parte, coi toni eccessivi che spesso i social portano a usare.

Adesso che tutti gli attori hanno recitato la loro parte nella commedia, si può anche dire basta. Parliamo d’altro, parliamo di calcio, quello vero, quello del campo che prima o poi anche il Palermo tornerà a calcare. E che dovrebbe essere l’argomento che più dovrebbe attrarre i tifosi, al posto di beghe, dispettucci veri o presunti, o di esternazioni viscerali.

Il calciomercato, con le sue illusioni, le sue suggestioni da sempre vivacizzano l’estate dei fan di tutte le squadre, giustamente avidi di notizie su trattative, vere o presunte, per portare in organico i giocatori giusti, funzionali al progetto, o per scegliere l’allenatore che più solletica fantasie e gusti tecnici. Ci sarà da aspettare.

L’aspetto più costruttivo della conferenza stampa di mercoledì, la prima post-covid, poteva essere l’intervento di Sagramola. Ma dall’amministratore delegato sono arrivare parole prevedibili, per quanto di buon senso. Non è ancora il momento degli annunci, ma quello delle rassicurazioni: il famoso budget c’è, per costruire una squadra ambiziosa, forte e competitiva per provare a centrare la seconda promozione di fila. Senza contare il fattore “reputazione” di cui ha parato il presidente Mirri. Il Palermo ha pagato regolarmente i suoi giocatori, ha garantito un bel premio promozione, uno dei punti di crisi nel rapporto tra i soci, l’unica volta che non si è votato all’unanimità, per la contrarietà di Di Piazza. Insomma, in un calcio che risente duramente della crisi innescata dall’epidemia, con molti club in difficoltà economica, il richiamo di una società che paga con puntualità può essere un’arma in più sul mercato, potrebbe indurre un calciatore a scegliere il Palermo rispetto a una rivale.

Intanto si lavora, si discute, si tratta, si rinnovano i contratti dei giocatori che hanno ottenuto la promozione e sono ritenuti utili anche per la Serie C, per riportare in rosa alcuni dei giovani che più si sono messi in mostra come Felici, per il quale si discute col Lecce; per il resto, l’allungamento della stagione, proprio a causa del lungo stop per l’epidemia, non consente di definire le varie operazioni: molti dei giocatori e degli allenatori sul taccuino della dirigenza rosanero sono impegnati. E’ venuto fuori qualche elemento che può far sbizzarrire la fantasia, come l’identikit del nuovo allenatore, esperto della categoria e portato allo “spettacolo” (sempre di Serie C si parla), a imporre sul campo il proprio gioco. Boscaglia, Caserta o, magari, Pino Raffaele del Potenza?

Certamente, sarà comunque difficile convincere i tifosi scettici e dubbiosi a oltranza e nonostante tutto. Almeno, finché non arriveranno i primi affari di mercato. Soprattutto se, invece di parlare di calcio, si continuerà a parlare e scrivere di liti e polemiche sul…nulla.

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