PERUGIA (ITALPRESS) – Si è seduto sulle panchine di Milan e Inter ma il suo nome resterà per sempre legato al Perugia. Si è spento a 82 anni Ilario Castagner: a darne notizia, sulla sua pagina Facebook, il figlio Federico. “Oggi se ne è andato il sorriso più bello del Calcio italiano”, ha scritto ringraziando “tutti i medici e al personale sanitario dell’Ospedale ‘Santa Maria della Misericordià di Perugia che in queste ultime settimane si sono presi cura di lui. Ciao papà…”. Una carriera da centravanti negli anni Sessanta fra Reggiana, Legnano, Perugia (dove vince la classifica cannonieri in C), Prato e Rimini, Castagner muove i primi passi da allenatore nel settore giovanile dell’Atalanta prima della chiamata, nel 1974, del Perugia. Il tecnico originario di Vittorio Veneto lancia giovani come Renato Curi e Paolo Sollier e, a sorpresa, alla sua prima stagione vince il campionato di B. Nel massimo campionato la squadra non sfigura, anzi, tanto da guadagnarsi l’appellattivo di “Perugia dei miracoli”. Non mancano i momenti difficili, su tutti l’improvvisa morte nell’ottobre 1977 del giovane Curi, colto da infarto durante una partita contro la Juve, ma quel Perugia continua a stupire.
E nella stagione 1978-79 Castagner compie il suo capolavoro: la squadra chiude il campionato da imbattuta (impresa riuscita poi solo a Milan e Juve), con 11 vittorie e 19 pareggi, terminando al secondo posto, a tre lunghezze dai rossoneri campioni d’Italia. Dopo lo scandalo legato al Totonero, Castagner torna in B guidando prima la Lazio e poi il Milan, che riconduce nel massimo campionato facendo debuttare giocatori come Tassotti ed Evani. Guiderà anche l’Inter, con cui arriverà fino alle semifinali della Coppa Uefa, e poi Ascoli (vittoria in Mitropa Cup), Pescara e Pisa, fino al ritorno a Perugia, che riporta dalla C1 alla serie A, esonerato poi nel corso della stagione 1998-1999 in quella che sarà la sua ultima stagione in panchina. Al Grifone tornerà ancora qualche anno dopo, come presidente onorario dopo la gestione Gaucci, a riprova di un legame indissolubile, almeno fino ad oggi, quando la notizia della sua scomparsa gela lo stadio intitolato a Renato Curi, durante la gara con la Ternana. “Oggi è un giorno triste per lo sport. Ed è un giorno molto triste per la nostra città. Con Ilario Castagner se ne va una leggenda del calcio italiano”, il cordoglio del sindaco di Perugia, Andrea Romizi, che ricorda soprattutto l’uomo, “una persona rara, un gentiluomo d’altri tempi”.
La Lazio lo ricorda come “una figura cara agli appassionati di calcio, unanimemente associata a un modo serio, professionale e pacato di vivere lo sport” mentre Lorenzo Casini, presidente della Lega di A, lo definisce “un personaggio simbolo del nostro sport, un uomo mai sopra le righe, esempio e maestro per molti calciatori e allenatori”.
– foto Image –
(ITALPRESS).
E nella stagione 1978-79 Castagner compie il suo capolavoro: la squadra chiude il campionato da imbattuta (impresa riuscita poi solo a Milan e Juve), con 11 vittorie e 19 pareggi, terminando al secondo posto, a tre lunghezze dai rossoneri campioni d’Italia. Dopo lo scandalo legato al Totonero, Castagner torna in B guidando prima la Lazio e poi il Milan, che riconduce nel massimo campionato facendo debuttare giocatori come Tassotti ed Evani. Guiderà anche l’Inter, con cui arriverà fino alle semifinali della Coppa Uefa, e poi Ascoli (vittoria in Mitropa Cup), Pescara e Pisa, fino al ritorno a Perugia, che riporta dalla C1 alla serie A, esonerato poi nel corso della stagione 1998-1999 in quella che sarà la sua ultima stagione in panchina. Al Grifone tornerà ancora qualche anno dopo, come presidente onorario dopo la gestione Gaucci, a riprova di un legame indissolubile, almeno fino ad oggi, quando la notizia della sua scomparsa gela lo stadio intitolato a Renato Curi, durante la gara con la Ternana. “Oggi è un giorno triste per lo sport. Ed è un giorno molto triste per la nostra città. Con Ilario Castagner se ne va una leggenda del calcio italiano”, il cordoglio del sindaco di Perugia, Andrea Romizi, che ricorda soprattutto l’uomo, “una persona rara, un gentiluomo d’altri tempi”.
La Lazio lo ricorda come “una figura cara agli appassionati di calcio, unanimemente associata a un modo serio, professionale e pacato di vivere lo sport” mentre Lorenzo Casini, presidente della Lega di A, lo definisce “un personaggio simbolo del nostro sport, un uomo mai sopra le righe, esempio e maestro per molti calciatori e allenatori”.
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