ROMA (ITALPRESS) – Dal 29 novembre al 2 dicembre scorso le 81 Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE) presenti in 58 Paesi del mondo hanno tenuto sessioni di orientamento per più di 200 imprese italiane sui principali mercati esteri, finalizzate ad agevolare tutte quelle aziende che hanno manifestato interesse a proporre il made in Italy nel mondo, allargando il proprio business oltre i confini nazionali.
In questo giro del mondo virtuale, le piccole e medie imprese coinvolte sono state a contatto con opportunità di mercato, vincoli e prospettive nell’era post Covid che l’esperienza delle CCIE nel mondo ha messo a loro disposizione. Quasi la metà di queste imprese proveniva dal settore food and wine, seguito dai servizi, dalla moda/accessori, dalla meccanica, dal design/arredo, dal turismo, dall’ambiente e dal settore medicale.
Gli incontri programmati sono stati oltre 700 e i Paesi per i quali le imprese hanno espresso maggiore interesse sono risultati, nell’ordine, USA, Germania, Francia, Danimarca, Russia, Canada, Svizzera ed Emirati Arabi Uniti.
L’iniziativa, organizzata da Assocamerestero – l’Associazione delle 81 CCIE e di Unioncamere – in collaborazione con PROMOS Italia, l’agenzia nazionale del sistema camerale per l’internazionalizzazione, si è svolta nel quadro della Convention annuale delle Camere di Commercio Italiane all’Estero, realizzata grazie al supporto di Unioncamere, in formato virtuale, per dare modo alle CCIE, che operano in paesi diversamente toccati dall’emergenza e da diverse norme di sicurezza, di poter avere contatti diretti con imprese italiane pronte ad affrontare l’avventura dei mercati esteri.
“Anche quest’anno – afferma Domenico Mauriello, segretario generale di Assocamerestero – la capacità di attivare la business community sui principali mercati esteri si conferma il reale valore aggiunto delle Camere di Commercio Italiane all’Estero. Si tratta di soggetti privati che costituiscono l’ossatura di questa peculiare rete di promozione di cui dispone il sistema Italia per consolidare il made in Italy all’estero”.
“Il nostro export – prosegue Mauriello – ha bisogno di essere sostenuto per poter esprimere al meglio le proprie potenzialità che sono ben lontane dall’essere pienamente espresse. Assistiamo infatti ad una forte richiesta di made in Italy da molte parti del mondo che non si riesce a colmare, soprattutto per la nostra strutturale carenza nell’e-commerce. La pandemia da Covid-19 ci ha spinto certamente a sviluppare questo canale, ed ora dovremo approfittare di questa migliorata condizione per aumentare le cifre del nostro export che nel B2B è fermo attorno ai 130 miliardi l’anno, mentre per il B2C non superiamo i 15 miliardi per anno. Sono cifre – conclude – che possono e devono essere ampliate, e il ruolo delle CCIE è centrale per orientare le nostre imprese a proporsi nel mondo”.
Le sessioni di incontri informativi tra i delegati delle CCIE e le imprese italiane – profilate attraverso le iniziative camerali per l’internazionalizzazione realizzate nell’ambito del “Progetto SEI – Sostegno all’Export dell’Italia” di Unioncamere – hanno avuto l’obiettivo dell’attivazione di un percorso di primo orientamento ai mercati internazionali per le più di 200 imprese italiane che si sono dichiarate interessate.
Le CCIE non sono nuove a queste iniziative e hanno fatto dell’attività di mentoring uno dei loro servizi di punta: anche quest’anno, infatti, grazie al progetto “Stay Export”, realizzato grazie al supporto di Unioncamere e in sinergia con il “Progetto SEI”, offriranno a circa 600 imprese sessioni di formazione personalizzata per operare sui mercati esteri. Le aziende che prenderanno parte all’iniziativa – provenienti da tutta la penisola (40% dal nord, 20% dal centro e 40% dal sud) – avranno la possibilità di usufruire di specifici servizi di mentoring erogati dagli esperti delle CCIE per avviare o incrementare la propria proiezione all’estero.
La strategia perseguita dalle CCIE, in sinergia con il Sistema Camerale italiano, è infatti volta ad accrescere l’universo delle imprese italiane operanti in maniera costante e strutturata sui mercati esteri.
Nel 2020 – in piena pandemia – sono state 31.000 le imprese italiane che si sono rivolte alle Camere di Commercio Italiane all’Estero per usufruire di servizi utili ad avviare o consolidare il proprio business e rafforzare l’export oltre confine; parallelamente, le CCIE hanno dato consulenza a oltre 80.000 operatori esteri che volevano accrescere i propri contatti d’affari con imprese italiane.
(ITALPRESS).
In questo giro del mondo virtuale, le piccole e medie imprese coinvolte sono state a contatto con opportunità di mercato, vincoli e prospettive nell’era post Covid che l’esperienza delle CCIE nel mondo ha messo a loro disposizione. Quasi la metà di queste imprese proveniva dal settore food and wine, seguito dai servizi, dalla moda/accessori, dalla meccanica, dal design/arredo, dal turismo, dall’ambiente e dal settore medicale.
Gli incontri programmati sono stati oltre 700 e i Paesi per i quali le imprese hanno espresso maggiore interesse sono risultati, nell’ordine, USA, Germania, Francia, Danimarca, Russia, Canada, Svizzera ed Emirati Arabi Uniti.
L’iniziativa, organizzata da Assocamerestero – l’Associazione delle 81 CCIE e di Unioncamere – in collaborazione con PROMOS Italia, l’agenzia nazionale del sistema camerale per l’internazionalizzazione, si è svolta nel quadro della Convention annuale delle Camere di Commercio Italiane all’Estero, realizzata grazie al supporto di Unioncamere, in formato virtuale, per dare modo alle CCIE, che operano in paesi diversamente toccati dall’emergenza e da diverse norme di sicurezza, di poter avere contatti diretti con imprese italiane pronte ad affrontare l’avventura dei mercati esteri.
“Anche quest’anno – afferma Domenico Mauriello, segretario generale di Assocamerestero – la capacità di attivare la business community sui principali mercati esteri si conferma il reale valore aggiunto delle Camere di Commercio Italiane all’Estero. Si tratta di soggetti privati che costituiscono l’ossatura di questa peculiare rete di promozione di cui dispone il sistema Italia per consolidare il made in Italy all’estero”.
“Il nostro export – prosegue Mauriello – ha bisogno di essere sostenuto per poter esprimere al meglio le proprie potenzialità che sono ben lontane dall’essere pienamente espresse. Assistiamo infatti ad una forte richiesta di made in Italy da molte parti del mondo che non si riesce a colmare, soprattutto per la nostra strutturale carenza nell’e-commerce. La pandemia da Covid-19 ci ha spinto certamente a sviluppare questo canale, ed ora dovremo approfittare di questa migliorata condizione per aumentare le cifre del nostro export che nel B2B è fermo attorno ai 130 miliardi l’anno, mentre per il B2C non superiamo i 15 miliardi per anno. Sono cifre – conclude – che possono e devono essere ampliate, e il ruolo delle CCIE è centrale per orientare le nostre imprese a proporsi nel mondo”.
Le sessioni di incontri informativi tra i delegati delle CCIE e le imprese italiane – profilate attraverso le iniziative camerali per l’internazionalizzazione realizzate nell’ambito del “Progetto SEI – Sostegno all’Export dell’Italia” di Unioncamere – hanno avuto l’obiettivo dell’attivazione di un percorso di primo orientamento ai mercati internazionali per le più di 200 imprese italiane che si sono dichiarate interessate.
Le CCIE non sono nuove a queste iniziative e hanno fatto dell’attività di mentoring uno dei loro servizi di punta: anche quest’anno, infatti, grazie al progetto “Stay Export”, realizzato grazie al supporto di Unioncamere e in sinergia con il “Progetto SEI”, offriranno a circa 600 imprese sessioni di formazione personalizzata per operare sui mercati esteri. Le aziende che prenderanno parte all’iniziativa – provenienti da tutta la penisola (40% dal nord, 20% dal centro e 40% dal sud) – avranno la possibilità di usufruire di specifici servizi di mentoring erogati dagli esperti delle CCIE per avviare o incrementare la propria proiezione all’estero.
La strategia perseguita dalle CCIE, in sinergia con il Sistema Camerale italiano, è infatti volta ad accrescere l’universo delle imprese italiane operanti in maniera costante e strutturata sui mercati esteri.
Nel 2020 – in piena pandemia – sono state 31.000 le imprese italiane che si sono rivolte alle Camere di Commercio Italiane all’Estero per usufruire di servizi utili ad avviare o consolidare il proprio business e rafforzare l’export oltre confine; parallelamente, le CCIE hanno dato consulenza a oltre 80.000 operatori esteri che volevano accrescere i propri contatti d’affari con imprese italiane.
(ITALPRESS).
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