- La fiducia incassata da Conte al Senato “non è un punto di arrivo, ma di partenza, su cui costruire una prospettiva politica”
- Ne è convinto Dario Franceschini, ministro per i Beni culturali e capodelegazione del Pd nel Governo, che espone la sua visione di quanto accaduto sul fronte politico in una intervista a Repubblica
- Per il ministro ora si tratta di fare di necessità virtù, da qui l’appello a europeisti e moderati di centro per formare una grande coalizione
ROMA (ITALPRESS) – “In alcuni momenti esistono dei doveri nei confronti del Paese. C’è un governo che ha preso la fiducia e ora è nella pienezza dei poteri. E sappiamo quanto serva questo nel mezzo di una pandemia. Approveremo subito lo scostamento, i nuovi ristori e manderemo entro febbraio il Recovery plan in Europa. Una crisi sarebbe stata un salto nel buio per l’Italia”. Lo dice in un’intervista al quotidiano La Repubblica il ministro per i Beni Culturali e capodelegazione del Pd nel Governo, Dario Franceschini.
Per il ministro quello di ieri al Senato “non è un punto di arrivo, ma di partenza, su cui costruire una prospettiva politica. Anche se avessimo 161 voti al Senato sarebbe un traguardo simbolico, ma la sostanza non cambierebbe. Un governo è forte se può contare su almeno 170 senatori. Ora quindi dobbiamo lavorare per rafforzarlo”.
“Le maggioranze e i governi durano se hanno una prospettiva, una missione, un disegno politico, altrimenti sono solo alleanze temporanee con poco futuro. Oggi si tratta di fare di necessità virtù come quando, grazie a un patto tra avversari politici per evitare il voto e la vittoria dei sovranisti, nacque questo governo – prosegue -. Da quel momento abbiamo cercato di darci una prospettiva, riuscendoci: perché è innegabile che abbiamo gestito momenti difficilissimi, dalla pandemia alla crisi economica, che dopo l’ondata sovranista il nostro sia diventato un Paese traino dell’europeismo, ora alleato di Biden. Oggi abbiamo una nuova opportunità per fare di necessità virtù – sottolinea Franceschini -. In modo trasparente e senza scambi di poltrone, alcuni hanno deciso di sostenere il governo e altri, pur non votando la fiducia, hanno detto “per ora”, mostrando interesse per un nuovo spazio politico. Penso a diversi moderati di centrodestra, dall’Udc a Forza Italia alla componente di Romani e Quagliariello. In tutta Europa i leader del Ppe non capiscono questa anomalia, che vede solo in Italia le forze che aderiscono alla loro famiglia politica alleate dei sovranisti antieuropei”.
(ITALPRESS).
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