SORRENTO (ITALPRESS) – “E’ fondamentale che la gestione dell’emergenza non ci faccia perdere di vista il problema principale della bassa crescita del nostro Paese: dobbiamo porre fine a un ventennio di sostanziale stagnazione, il prodotto italiano è rimasto stagnato mentre è aumentato di quasi metà negli Stati Uniti, di un terzo in Spagna di un quarto in Germania e Francia”. Lo dice il ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco nel corso del suo intervento al forum Verso Sud, organizzato dallo Studio Ambrosetti. Per Franco la crescita del Paese è legata indissolubilmente a quella del Sud. “Nel Mezzogiorno dagli anni Ottanta non ci sono stati sostanziali progressi. Il prodotto medio pro capite nelle regioni del Sud è pari al 55% di quello delle regioni del Centro nord, un divario enorme”, spiega il ministro. “E’ evidente che per conseguire tassi di crescita più robusti di quelli dell’ultimo quarto di secolo è cruciale imprimere una forte accelerazione all’espansione dell’economia del Mezzogiorno e riavviare il processo di convergenza tra le due aree del Paese”.
E in quest’ottica Franco cita alcuni settori in cui bisogna intervenire. Dal mercato del lavoro fino al tema centrale della formazione dei giovani. “Nel Mezzogiorno la quota di giovani che completano il ciclo delle scuole superiori è più bassa di 7 punti percentuali rispetto alle regioni del centro-nord. E la quota studenti con basso rendimento nelle competenze di letture e quelle analitiche è più ampia al sud. Inoltre – prosegue – molti giovani emigrano portando altrove il loro capitale umano, un fenomeno nazionale ma nel meridione particolarmente accentuato. Le risposte della politica economica allo scarso sviluppo delle regioni del Sud non potranno mai essere efficaci se non affronteranno il divario nella formazione dei giovani e soprattutto la spinta all’emigrazione. In questo – chiosa il ministro – è cruciale il ruolo delle università meridionali”.
(ITALPRESS).
-foto Agenzia Fotogramma-
E in quest’ottica Franco cita alcuni settori in cui bisogna intervenire. Dal mercato del lavoro fino al tema centrale della formazione dei giovani. “Nel Mezzogiorno la quota di giovani che completano il ciclo delle scuole superiori è più bassa di 7 punti percentuali rispetto alle regioni del centro-nord. E la quota studenti con basso rendimento nelle competenze di letture e quelle analitiche è più ampia al sud. Inoltre – prosegue – molti giovani emigrano portando altrove il loro capitale umano, un fenomeno nazionale ma nel meridione particolarmente accentuato. Le risposte della politica economica allo scarso sviluppo delle regioni del Sud non potranno mai essere efficaci se non affronteranno il divario nella formazione dei giovani e soprattutto la spinta all’emigrazione. In questo – chiosa il ministro – è cruciale il ruolo delle università meridionali”.
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