BARI (ITALPRESS) – Il “vigoroso avanzamento tecnologico rende l’intelligenza artificiale uno strumento affascinante e tremendo al tempo stesso ed impone una riflessione all’altezza della situazione. In tale direzione forse si potrebbe partire dalla constatazione che l’intelligenza artificiale è innanzitutto uno strumento. E viene spontaneo affermare che i benefici o i danni che essa porterà dipenderanno dal suo impiego. Questo è sicuramente vero, poichè così è stato per ogni utensile costruito dall’essere umano sin dalla notte dei tempi”. Così Papa Francesco, intervenendo alla sessione del G7 “Intelligenza Artificiale, Energia, Africa/Mediterraneo”. Sua Santità, arrivato in mattinata a Borgo Egnazia in elicottero, è stato accolto dalla premier, Giorgia Meloni, con la quale si è recato in golf car nella sede del Vertice.
Accolto da un lungo applauso dai leader, Francesco ha evidenziato come “in un dramma come quello dei conflitti armati è urgente ripensare lo sviluppo e l’utilizzo di dispositivi come le cosiddette ‘armi letali autonomè per bandirne l’uso, cominciando già da un impegno fattivo e concreto per introdurre un sempre maggiore e significativo controllo umano. Nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita ad un essere umano. C’è da aggiungere, inoltre, che il buon uso, almeno delle forme avanzate di intelligenza artificiale, non sarà pienamente sotto il controllo nè degli utilizzatori nè dei programmatori che ne hanno definito gli scopi originari al momento dell’ideazione. E questo è tanto più vero quanto è altamente probabile che – ha proseguito il Pontefice – , in un futuro non lontano, i programmi di intelligenze artificiali potranno comunicare direttamente gli uni con gli altri, per migliorare le loro performance. E, se in passato, gli esseri umani che hanno modellato utensili semplici hanno visto la loro esistenza modellata da questi ultimi – il coltello ha permesso loro di sopravvivere al freddo ma anche di sviluppare l’arte della guerra – adesso che gli esseri umani hanno modellato uno strumento complesso vedranno quest’ultimo modellare ancora di più la loro esistenza. E’ lecito ipotizzare che l’uso” dell’intelligenza artificiale “influenzerà sempre di più il nostro modo di vivere, le nostre relazioni sociali e nel futuro persino la maniera in cui concepiamo la nostra identità di esseri umani. Il tema dell’intelligenza artificiale è, tuttavia, spesso percepito come ambivalente: da un lato, entusiasma per le possibilità che offre, dall’altro genera timore per le conseguenze che lascia presagire. A questo proposito si può dire che tutti noi siamo, anche se in misura diversa, attraversati da due emozioni: siamo entusiasti, quando immaginiamo i progressi che dall’intelligenza artificiale possono derivare, ma, al tempo stesso, siamo impauriti quando constatiamo i pericoli inerenti al suo uso”.
Per Francesco, inoltre, “spetta ad ognuno farne buon uso” dell’intelligenza artificiale “e spetta alla politica creare le condizioni perchè un tale buon uso sia possibile e fruttuoso. Non possiamo nascondere il rischio concreto, poichè insito nel suo meccanismo fondamentale, che l’intelligenza artificiale limiti la visione del mondo a realtà esprimibili in numeri e racchiuse in categorie preconfezionate, estromettendo l’apporto di altre forme di verità e imponendo modelli antropologici, socio-economici e culturali uniformi. Il paradigma tecnologico incarnato dall’intelligenza artificiale – ha aggiunto – rischia allora di fare spazio a un paradigma ben più pericoloso, che ho già identificato con il nome di ‘paradigma tecnocraticò. Questa mia riflessione sugli effetti dell’intelligenza artificiale sul futuro dell’umanità ci conduce così alla considerazione dell’importanza della ‘sana politicà per guardare con speranza e fiducia al nostro avvenire”. Infine il Pontefice ha esortato a “non dimenticare che nessuna innovazione è neutrale. La tecnologia nasce per uno scopo e, nel suo impatto con la società umana, rappresenta sempre una forma di ordine nelle relazioni sociali e una disposizione di potere, che abilita qualcuno a compiere azioni e impedisce ad altri di compierne altre. Questa costitutiva dimensione di potere della tecnologia include sempre, in una maniera più o meno esplicita, la visione del mondo di chi l’ha realizzata e sviluppata. Questo vale anche per i programmi di intelligenza artificiale. Affinchè questi ultimi siano strumenti per la costruzione del bene e di un domani migliore, debbono essere sempre ordinati al bene di ogni essere umano. Devono avere un’ispirazione etica”, ha concluso.
Quella di oggi è stata definita dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, una “giornata storica”, è la prima volta, infatti, che un Pontefice partecipa ai lavori del G7. “Papa Francesco ci ha dato il grande onore di assistere a questa sessione, è la prima volta che un Pontefice partecipa alla riunione dei Sette e questo rende l’appuntamento di oggi storico. Non lo ringrazierò mai abbastanza per essere qui. Le sue parole sono fonte di ispirazione per ciascuno di noi”, ha affermato Meloni che avverte: “noi non accetteremo mai la narrativa che l’Occidente sia contro il resto, noi possiamo affrontare le sfide mondiali se saremo in grado di collaborare con rispetto e con un approccio da pari a pari”.
Accolto da un lungo applauso dai leader, Francesco ha evidenziato come “in un dramma come quello dei conflitti armati è urgente ripensare lo sviluppo e l’utilizzo di dispositivi come le cosiddette ‘armi letali autonomè per bandirne l’uso, cominciando già da un impegno fattivo e concreto per introdurre un sempre maggiore e significativo controllo umano. Nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita ad un essere umano. C’è da aggiungere, inoltre, che il buon uso, almeno delle forme avanzate di intelligenza artificiale, non sarà pienamente sotto il controllo nè degli utilizzatori nè dei programmatori che ne hanno definito gli scopi originari al momento dell’ideazione. E questo è tanto più vero quanto è altamente probabile che – ha proseguito il Pontefice – , in un futuro non lontano, i programmi di intelligenze artificiali potranno comunicare direttamente gli uni con gli altri, per migliorare le loro performance. E, se in passato, gli esseri umani che hanno modellato utensili semplici hanno visto la loro esistenza modellata da questi ultimi – il coltello ha permesso loro di sopravvivere al freddo ma anche di sviluppare l’arte della guerra – adesso che gli esseri umani hanno modellato uno strumento complesso vedranno quest’ultimo modellare ancora di più la loro esistenza. E’ lecito ipotizzare che l’uso” dell’intelligenza artificiale “influenzerà sempre di più il nostro modo di vivere, le nostre relazioni sociali e nel futuro persino la maniera in cui concepiamo la nostra identità di esseri umani. Il tema dell’intelligenza artificiale è, tuttavia, spesso percepito come ambivalente: da un lato, entusiasma per le possibilità che offre, dall’altro genera timore per le conseguenze che lascia presagire. A questo proposito si può dire che tutti noi siamo, anche se in misura diversa, attraversati da due emozioni: siamo entusiasti, quando immaginiamo i progressi che dall’intelligenza artificiale possono derivare, ma, al tempo stesso, siamo impauriti quando constatiamo i pericoli inerenti al suo uso”.
Per Francesco, inoltre, “spetta ad ognuno farne buon uso” dell’intelligenza artificiale “e spetta alla politica creare le condizioni perchè un tale buon uso sia possibile e fruttuoso. Non possiamo nascondere il rischio concreto, poichè insito nel suo meccanismo fondamentale, che l’intelligenza artificiale limiti la visione del mondo a realtà esprimibili in numeri e racchiuse in categorie preconfezionate, estromettendo l’apporto di altre forme di verità e imponendo modelli antropologici, socio-economici e culturali uniformi. Il paradigma tecnologico incarnato dall’intelligenza artificiale – ha aggiunto – rischia allora di fare spazio a un paradigma ben più pericoloso, che ho già identificato con il nome di ‘paradigma tecnocraticò. Questa mia riflessione sugli effetti dell’intelligenza artificiale sul futuro dell’umanità ci conduce così alla considerazione dell’importanza della ‘sana politicà per guardare con speranza e fiducia al nostro avvenire”. Infine il Pontefice ha esortato a “non dimenticare che nessuna innovazione è neutrale. La tecnologia nasce per uno scopo e, nel suo impatto con la società umana, rappresenta sempre una forma di ordine nelle relazioni sociali e una disposizione di potere, che abilita qualcuno a compiere azioni e impedisce ad altri di compierne altre. Questa costitutiva dimensione di potere della tecnologia include sempre, in una maniera più o meno esplicita, la visione del mondo di chi l’ha realizzata e sviluppata. Questo vale anche per i programmi di intelligenza artificiale. Affinchè questi ultimi siano strumenti per la costruzione del bene e di un domani migliore, debbono essere sempre ordinati al bene di ogni essere umano. Devono avere un’ispirazione etica”, ha concluso.
Quella di oggi è stata definita dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, una “giornata storica”, è la prima volta, infatti, che un Pontefice partecipa ai lavori del G7. “Papa Francesco ci ha dato il grande onore di assistere a questa sessione, è la prima volta che un Pontefice partecipa alla riunione dei Sette e questo rende l’appuntamento di oggi storico. Non lo ringrazierò mai abbastanza per essere qui. Le sue parole sono fonte di ispirazione per ciascuno di noi”, ha affermato Meloni che avverte: “noi non accetteremo mai la narrativa che l’Occidente sia contro il resto, noi possiamo affrontare le sfide mondiali se saremo in grado di collaborare con rispetto e con un approccio da pari a pari”.
– Foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).
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