Oltre un milione di euro dovrà essere sborsato dal Comune di Alcamo per pagare due maxi debiti fuori bilancio che farebbero emergere delle responsabilità di inerzia degli uffici. Dopo il loro riconoscimento in consiglio comunale, non senza polemiche, i faldoni con la ricostruzione documentale di quanto accaduto viaggiano adesso verso la Procura della Corte dei Conti per l’accertamento delle responsabilità. “Soldi – ha detto il consigliere comunale di maggioranza, Baldo Mancuso – che sono stati ricavati da risorse accantonate durante le cause e, quindi, tagliando i servizi ai cittadini”.

Gli alloggi mai fatti

Uno dei debiti ha riguardato il caso della ditta Socim per la realizzazione degli alloggi a canone sostenibile che, per inciso, non furono mai realizzati. La ditta, a cui fu revocato l’appalto, ha avuto ragione di fronte al tribunale delle imprese di Palermo che ha stimato in 530 mila euro il danno patito da questa revoca. Per i consiglieri di opposizione Ignazio Caldarella e Franco Orlando c’è la responsabilità della politica che, una volta appurate le criticità del progetto, non ha saputo trovare le soluzioni immediate per sbloccare comunque i lavori e realizzare la riqualificazione di quella zona ormai degradata della città, il villaggio Regionale. “Il problema – ha ribattuto il consigliere Mancuso – è stato causato da gravi errori nel progetto esecutivo approvato nel 2011 e non rilevati in sede di gara celebrata nel 2014. Una volta che la ditta ha citato il comune in tribunale il contratto è stato rescisso e, quindi, fino alla definizione della causa l’amministrazione ha avuto le mani legate”.

La convenzione bocciata

Altri 525 mila euro sono invece riconosciuti come risarcimento danno a due sorelle proprietarie di un appezzamento di terreno a cui fu bocciata una convenzione di lottizzazione che risale al 1996 riguardante la zona Calatubo dove si volevano realizzare strutture a scopo turistico-ricettivo. Il Tar ha riconosciuto l’effettivo ingiusto danno patito e solo dietro accordo transattivo si è riusciti a risparmiare altri 200 mila euro rispetto a quanto enunciato in sentenza di primo grado. I consiglieri Massimo Cassarà e Baldassare Grillo hanno votato contrariamente alla delibera di riconoscimento perché, a loro dire, non risultava chiaro, anche per l’assenza dei revisori, il percorso seguito e la corretta della procedura.

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