Dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, arrivano altri risultati dalle indagini della Procura di Palermo sulle persone che hanno favorito la latitanza del boss. In particolare, a seguito delle perquisizioni disposte ieri dalla Dda in un complesso immobiliare di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, sono scattate le prime misure cautelari.
L’arresto di Giuseppe Di Giorgi
La Procura, coordinata da Maurizio de Lucia, ha disposto il fermo per detenzione illegale di arma, favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena di Giuseppe Di Giorgi, 49 anni. L’uomo avrebbe messo a disposizione dell’ex latitante un garage trasformato in un appartamentino, scoperto martedì mattina dagli inquirenti durante le perquisizioni. Inoltre, Di Giorgi avrebbe illegalmente detenuto in casa una pistola con 50 proiettili, di cui uno in canna.
Indagini sul complesso di Mazara del Vallo
Nei giorni scorsi, dopo mesi di indagini, i pm sono arrivati al complesso di Mazara del Vallo dove il boss frequentava la sua amante Lorena Lanceri. È emerso che alcune chiavi sequestrate a Messina Denaro e alla donna aprivano il cancello d’ingresso del condominio.
Scoperta di luoghi sicuri per il boss
Questa circostanza ha portato i magistrati a disporre la perquisizione di garage e appartamenti. Così, carabinieri del Ros e polizia hanno scoperto che le serrature di due garage collegati, uno in uso a Di Giorgi e l’altro a un suo parente, si aprivano con altre due chiavi sequestrate in passato a persone vicine al boss. Secondo gli inquirenti, quei due box erano luoghi sicuri per Messina Denaro, dove nascondere documenti e corrispondenza. All’interno sono stati trovati una stanza da letto e una cucina, oltre a materiale di interesse investigativo.
Ritrovamento di un’arma e proseguimento delle indagini
Inoltre, nell’abitazione di Di Giorgi è stata rinvenuta una pistola perfettamente funzionante, con relative munizioni, nascosta nell’armadio della camera da letto. L’uomo ha raccontato di averla trovata per strada e portata a casa, ma per i pm si trattava di un’arma a disposizione del boss. Di Giorgi, oltre a fornire un box segreto al latitante, avrebbe quindi custodito per suo conto la pistola pronta all’uso, agevolandone la latitanza. Le indagini proseguono per far luce sulla rete di fiancheggiatori che ha reso possibile la lunga clandestinità di Messina Denaro.
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