Dilaga il fenomeno dell’immatricolazioni di barche di lusso all’estero da parte di contribuenti della provincia Trapanese. I finanzieri della sezione operativa navale di Trapani hanno scoperto beni nascosti al fisco per 18 milioni di euro. E’ emerso nell’ambito dei controlli di polizia del mare nella fascia costiera compresa tra Marsala e Castellammare del Golfo, isole Egadi incluse.

Le omissioni in dichiarazione dei redditi

Sono imbarcazioni che decine di contribuenti avrebbero immatricolato in registri navali di altri paesi con fiscalità agevolate. Le imbarcazioni non sarebbero state menzionate nella dichiarazione dei redditi. La legge infatti ha imposto al contribuente residente in Italia di dichiarare, nell’apposito quadro “RW” della dichiarazione dei redditi, la proprietà o la disponibilità dei beni detenuti all’estero. Fa questi rientrano anche i natanti e le imbarcazioni da diporto, suscettibili di produrre reddito in Italia.

Incrocio di banche dati

Grazie all’incrocio delle banche dati sono state scoperte le imbarcazioni. Adesso i titolari saranno sanzionati con importi compresi tra i 500.000 euro e i 2,5 milioni di euro. Ad essere notato il fatto che sempre più diportisti italiani dismettono la bandiera nazionale dalle loro imbarcazioni per immatricolarle in registri navali di altri Paesi con fiscalità agevolata. È questo il dato che emerge dal servizio condotto dai finanzieri trapanesi. Sottoposto al vaglio decine di contribuenti proprietari di imbarcazioni da diporto. La loro mossa è quella di immatricolare altrove alla ricerca di una burocrazia più snella e nel vano tentativo di occultare il proprio bene al fisco. Ecco perché le loro barche erano state cancellate dai registri italiani, immatricolandole all’estero.

“Fenomeno dilagante”

“Questo dilagante fenomeno – si legge in una nota del comando provinciale della guardia di finanza di Trapani – costituisce un grave ostacolo allo sviluppo economico. Perché l’evasione distorce la concorrenza e l’allocazione delle risorse, mina il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato e penalizza l’equità, sottraendo spazi di intervento a favore delle fasce sociali più deboli”. Ecco perché stata messa in campo una trasversalità dell’attività di indagine condotta dalle fiamme gialle. E’ stata basata sull’approfondimento dei controlli effettuati in mare, sul controllo incrociato con le banche dati e sulle acquisizioni documentali.

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