Il furto di una mini piantagione di droga. E’ quello che è accaduto ad Alcamo, nel trapanese, nel periodo del lockdown. Episodio che emerge nell’ambito della recente operazione antidroga che ha coinvolto principalmente il territorio di Castellammare del Golfo, nel trapanese, con collegamenti anche con la provincia palermitana. E’ letteralmente sparita una piccola piantagione di cui non si è avuta più traccia nel proseguo dell’indagine.
Nell’agro di Alcamo
La piantagione erra stata allestita all’interno di un terreno di proprietà della moglie di uno degli indagati nell’agro alcamese. Per l’esattezza erano in fase di crescita 9 piante di marijuana. Nelle fasi dell’indagine i carabinieri della stazione di Castellammare del Golfo sono riusciti a intercettare i responsabili di quella piantagione: a curarla erano Giuseppe Di Bona, 56 anni, Salvatore Bosco, 40 anni, e il figlio Davide Calabrò di 22, tutti di Castellammare del Golfo.
L’amara scoperta
Da un giorno all’altro però queste piante sparirono. Evidentemente qualcuno sapeva ed ha voluto giocare un brutto scherzo ai tre coltivatori. Come evidenziato nel corso delle intercettazioni le piante sparirono e non furono mai più ritrovate.
Le diverse organizzazioni
Il flusso della droga, sulla base delle indagini, veniva gestito da diverse “organizzazioni”. E per tentare di sviare eventuali intercettazioni al telefono gli indagati parlavano di finocchi, birra, sigarette, tiramisù, fogli, trapano, latte, farina e patate. Classici modi per evitare di pronunciare la parola ”droga”. Tutto nasce dalla denuncia disperata di una donna che stava vedendo il proprio marito consumato dall’assunzione di stupefacenti. Riconosce i contatti del coniuge e decide di raccontare tutto ai carabinieri che da quel momento avviano un’indagine serrata che permetterà di ricostruire il mercato della droga castellammarese e i suoi flussi.
Due distinte organizzazioni
I carabinieri del comando provinciale di Trapani e quelli della stazione di Castellammare del Golfo hanno minuziosamente ricostruito tutto, dai “capi” alla filiera di approvvigionamento. Due sarebbero state le principali organizzazioni: una guidata da Salvatore Bosco, 40 anni, e dal fratello Giuseppe di 49 anni, e l’altra da Massimo Catanzaro, 51 anni, tutti di Castellammare del Golfo. I nomi dei due fratelli sono oltretutto di spicco: sono infatti i figli di Antonino Bosco, 67 anni, noto personaggio di spessore criminale tutt’oggi recluso nel carcere di Oristano per mafia.
Commenta con Facebook