“E’ finita alle 2.50 di stanotte la fuga di Francesco Adragna che venerdì mattina era evaso dal tribunale di Trapani dov’era stato condotto dal carcere di Agrigento per un’udienza. Il fuggitivo è stato rintracciato dalla Polizia penitenziaria e dai Carabinieri nelle campagne di Trapani, mentre s’incontrava con la compagna. Eravamo certi che sarebbe stato ripreso, ma mai come in questo caso non è tutto bene ciò che finisce bene”. A raccontarlo è Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
La fuga
Francesco Adragna, 37 anni, originario di Erice, con precedenti per rapina, furto ed evasione dagli arresti domiciliari era riuscito a fuggire eludendo la sorveglianza della polizia penitenziaria dopo essere stato tradotto dal carcere di Agrigento al Palazzo di Giustizia di Trapani per presenziare all’udienza di un processo in cui è imputato.
Sono subito scattate le ricerche che hanno impegnato, oltre agli agenti della polizia penitenziaria, anche la polizia di Stato e i carabinieri. Le forze dell’ordine hanno istituito posti di blocco e hanno circondato il Palazzo di Giustizia
L’area circostante è stata letteralmente blindata dalla presenza di forze dell’ordine. Numerose le pattuglie che in coordinamento tra loro stanno setacciando il territorio e soprattutto presidiando tutte le uscite stradali della città Trapanese.
La cattura
“Facciamo i complimenti alle donne e agli uomini della Polizia penitenziaria, a cominciare da quelli del Nucleo Investigativo Centrale e dalla sua articolazione siciliana, ma anche a tutti gli altri impegnati nelle ricerche e in generale alle forze dell’ordine che hanno assicurato la cattura dell’evaso. Ma i problemi restano. E non si faccia alcuna caccia alle streghe. Ci sono enormi disfunzionalità di sistema, con carenze di ogni genere e disposizioni inattuabili che se si provasse ad applicare paralizzerebbero ogni attività”, aggiunge il sindacalista.
I vuoti in organico
“Va ridotto il vuoto organico, che solo per la Polizia penitenziaria ammonta a 18mila unità, necessitano equipaggiamenti aggiornati ai tempi e adeguati agli attuali livelli criminali, servono moderni protocolli operativi e non si può continuare a rinunciare alla formazione e all’aggiornamento professionale. Lo sappiano il Governo Meloni, il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Russo. Il resto è palliativo, ma se si dimenticasse per un attimo il linguaggio politically correct, si potrebbe ben dire aria fritta!”, conclude De Fazio.
La parola dei sindacati
Catturato nella notte a Xitta, nel Trapanese, il detenuto che venerdì mattina era evaso dal Tribunale di Trapani dove avrebbe dovuto presenziare ad un’udienza. “E’ un’ottima notizia e i nostri complimenti vanno all’articolazione siciliana del Nucleo Investigativo Centrale del Corpo di Polizia Penitenziaria che, in collaborazione con le altre forze di Polizia, si erano immediatamente posti sulle tracce del fuggiasco”, commenta Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Ma la grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria”.
Donato Capece denuncia “una volta di più le quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano quotidianamente le unità di Polizia Penitenziaria in servizio nei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti dei penitenziari: agenti che sono sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore di servizio, con mezzi di trasporto dei detenuti spessissimo inidonei a circolare per le strade del Paese, fermi nelle officine perché non ci sono soldi per ripararli o con centinaia di migliaia di chilometri già percorsi”. E denuncia, infine, il quotidiano e sistematico ricorso alle visite mediche in ospedali e centri medici fuori dal carcere, con contestuale massiccio impiego di personale di scorta appartenente alla Polizia Penitenziaria, per la diffusa presenza di patologie tra i detenuti o per le udienze nelle varie Aule di giustizia: “Questo dovrebbe fare capire ancora di più come e quanto è particolarmente stressante il lavoro in carcere per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria e dei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti che svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici”.
Commenta con Facebook