La Dia di Trapani ha notificato all’imprenditore originario di Alcamo (Tp) Giuseppe Amodeo 63 anni ed ai suoi famigliari il decreto di confisca del loro patrimonio disposto dalla V sezione della corte d’appello di Palermo e dalla sezione misure di prevenzione.

Giuseppe Amodeo è un imprenditore che opera nel settore edile e alberghiero nella provincia trapanese. Da anni ha spostato il centro dei suoi interessi nella cittadina di Castelvetrano (Tp), dove gestiva con la sua famiglia una  struttura alberghiera con annessa sala ricevimenti situata lungo la strada che conduce al parco archeologico di Selinunte.

Nella seconda metà degli anni novanta, Amodeo era rimasto coinvolto in una vasta indagine giudiziaria che portò alla luce gli intrecci tra mafia ed imprenditoria nel capoluogo trapanese.

Insieme a numerosi altri imprenditori è stato arrestato in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Palermo il 3 luglio 1998, nella quale “gli veniva contestata l’ipotesi di reato di concorso in associazione mafiosa, in quanto ritenuto imprenditore “a disposizione” dei più autorevoli esponenti mafiosi dei pericolosi “mandamenti” di Trapani ed Alcamo (Tp), come Vincenzo Virga e Antonino Melodia, entrambi attualmente detenuti all’ergastolo.

Secondo le indagini della Dia Vincenzo Virga sarebbe stato socio occulto di Amodeo ed altri imprenditori compiacenti in alcune redditizie attività di speculazione edilizia realizzate nel territorio trapanese.

Il procedimento penale si concluse per Amodeo con sentenza di condanna, a seguito di patteggiamento, alla pena di anni uno e mesi quattro di reclusione, previa derubricazione del reato di concorso in associazione mafiosa in quello di favoreggiamento reale e favoreggiamento personale continuato, con l’aggravate specifica di aver agevolato la commissione del reato di cui all’articolo 416 bis.

Più di recente, Amodeo stato processato e definitivamente condannato per il reato di truffa ai danni dello Stato e delle Comunità Europea per aver illecitamente percepito finanziamenti pubblici destinati alla realizzazione di attività imprenditoriali nel settore turistico.

Nel 2013, il Direttore della Dia, in base alle nuove norme in tema di misure di prevenzione, disponeva approfonditi accertamenti patrimoniali nei confronti dell’imprenditore per verificare l’origine del patrimonio da questi nel tempo accumulato e l’eventuale correlazione con le condotte delittuose contestategli, che si traducevano in una proposta di sequestro e confisca depositata presso il Tribunale della Prevenzione del capoluogo trapanese.

In sede cautelare, il Tribunale di Trapani – Sezione Penale e Misure di Prevenzione ordinò il sequestro dell’intero patrimonio del proposto, ma al termine del procedimento, con decreto del 06.06.2016, dispose la confisca di beni per un valore equivalente all’importo si soli due milioni di euro.

A seguito di ricorso proposto dalla Procura della Repubblica di Palermo, la Corte d’Appello di Palermo – Sezione Quinta Penale e Misure di Prevenzione ha riformato il provvedimento di primo grado, ritenendo che la quasi totalità dell’ingente patrimonio mobiliare ed immobiliare accumulato dal proposto in condizione di sperequazione reddituale era correlabile al periodo in cui l’Amodeo aveva rapporti con la mafia.

Sono stati sottoposti a confisca, in tutto o in parte, i compendi aziendali ed il relativo capitale sociale delle società: Amodeo Costruzioni s.r.l., Eat e Fly srl, Dedalo srl, Cange Hotel s.r.l., Società Semplice Ac di Impellizzeri Francesca, 159 unità immobiliari catastalmente censite tra terreni e fabbricati sia ad uso abitativo che ricettivo, partecipazioni societarie, beni mobili registrati e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo ascendente alla somma di quaranta milioni di euro circa.

La replica degli avvocati di Amodeo.