Proseguono le indagini sulla pistola trovata a casa di uno dei prestanomi di Matteo Messina Denaro, Giuseppe Di Giorgi, fermato nei giorni scorsi da polizia e carabinieri.
Arma ha stessa matricola di una pistola di carabiniere Dia
L’arma, una Walther semiautomatica con un proiettile in canna, appartenuta al capomafia e custodita da Di Giorgi nella cabina armadio della sua abitazione a Mazara del Vallo, ha la stessa matricola della pistola di un carabiniere in servizio alla Dia di Trapani.
Interrogato dagli investigatori dopo la scoperta della pistola, il militare, che in passato ha lavorato anche a Marsala, ha raccontato di aver acquistato l’arma dalla vedova di un medico che, in punto di morte, aveva espresso alla moglie la volontà di cedere l’arma ad appartenenti alle forze dell’ordine o comunque a persone selezionate. Il carabiniere ha anche sostenuto di non aver mai prestato la pistola a nessuno e di non averne mai denunciato lo smarrimento. Tutte circostanze che gli investigatori stanno tentando di verificare.
Il racconto di Di Giorgi
Mentre falsa è stata ritenuta la versione di Di Giorgi che ha raccontato di aver trovato la pistola in un borsello abbandonato per strada.
Convalidato il fermo di Di Giorgi
Intanto, il gip di Palermo ha convalidato il fermo di Di Giorgi, indagato insieme alla moglie e al cognato. Nei box attigui delle due famiglie è stato scoperto un appartamento che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato a disposizione di Messina Denaro. Il Ros dell’Arma e la Scientifica sono da giorni al lavoro per cercare tracce dell’eventuale presenza del boss.
La scoperta del condominio in centro frequentato dal boss
Sono sei in tutto gli indagati nell’ambito dell’ultima tranche dell’inchiesta sulla latitanza di Matteo Messina Denaro avviata dopo la scoperta del condominio, nel centro di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, frequentato fino all’ottobre del 2022 dal capomafia e dalla sua amante, Lorena Lanceri, ossia fino a pochi mesi dalla sua cattura.
Nel corso di complicati accertamenti fatti dopo la cattura del boss, confrontando gli spostamenti dell’auto da lui e analizzando i suoi tabulati telefonici, polizia e carabinieri sono arrivati al complesso immobiliare.
Due delle chiavi sequestrate a Messina Denaro e alla Lanceri aprivano il cancello del condominio, altre due, trovate alla sorella Rosalia Messina Denaro e al geometra Andrea Bonafede, l’uomo che ha prestato l’identità all’ex latitante, aprivano invece due box.
In uno dei garage del condominio, tra loro collegati, c’era un materasso, nell’altro era stato ricavato un appartamento che, secondo gli investigatori, sarebbe stato un covo di fortuna usato all’occorrenza dal boss Matteo Messina Denaro.
Commenta con Facebook