C’è stata un’evasione nel carcere di Trapani Pietro Cerulli. Un detenuto è fuggito dal reparto Mediterraneo che è quello che è sempre ritenuto meno sicuro da parte degli agenti penitenziari e che necessita di interventi. Un giovane marocchino di 31 anni è riuscito a scavalcare la recinzione e fare perdere le proprie tracce. Sono scattate le ricerche e dopo un po’ il detenuto è stato rintracciato e riportato nel carcere.
“La pronta e veloce reazione del personale di Polizia Penitenziaria – dichiarano Gaspare D’Aguanno (Sappe) Manlio Pisciotta (Sinappe) Fausto Caruso (Osapp) Vito La Torre (Uil) Arcangelo Poma (Uspp) Dario Schifano (Fns Cisl) – che si è messo alla ricerca del fuggiasco, permettendo così la cattura immediata dell’evaso da parte dello stesso personale di Polizia Penitenziaria del Pietro Cerulli di Trapani, con la preziosa ed importantissima collaborazione di colleghi della polizia dei Stato e dei carabinieri”.
A settembre i sindacati annunciano che organizzeranno con un corteo per chiedere il potenziamento degli organici e una maggiore sicurezza nel penitenziario.
“Purtroppo lo diciamo da sempre, – chiosano i leader dei sindacati di tutte le sigle sindacali della Polizia Penitenziaria di Trapani – il reparto mediterraneo, reparto dove a quanto dato sapere nella prima mattinata di oggi è avvenuta l’evasione, come tutti gli altri reparti necessitano di importanti interventi tesi ad innalzare i livelli di sicurezza, con il doveroso adeguamento dell’organico di Polizia Penitenziaria denunciato a tutti i livelli di responsabilità, compreso a Sua Eccellenza il Prefetto di Trapani”
“Abbiamo apprezzato lo sforzo del Vice Capo del Personale Dirigente Superiore di Polizia Penitenziaria Augusto Zaccariello, che in un periodo di ferie ha cercato di inviare qualche unità, ma – concludono Gaspare D’Aguanno, Manlio Pisciotta, Fausto Caruso, Vito La Torre, Arcangelo Poma , Dario Schifano – abbiamo già avvisato il Dipartimento e Sua Eccellenza il Prefetto di Trapani, che nella seconda decade di settembre attueremo una grande manifestazione con corteo, se l’Amministrazione persisterà del computare una dotazione organica che non è reale, considerato che 25 unità sono impegnati in attività tutorie generando così minori integrazioni di Poliziotti Penitenziari, con le ovvie ricadute nella gestione e controllo della sicurezza, e di tutte le attività in Capo al Corpo di Polizia Penitenziaria”.
La cattura del detenuto marocchino, che era evaso dal carcere di Trapani scavalcando il muro di cinta nella zona del campo sportivo interno all’istituto, grazie all’immediato intervento della polizia penitenziaria, ripropone la questione delle evasioni e dei tentativi di evasione che in tutt’Italia sono aumentati del 300 per cento in pochi mesi a riprova che il problema della sorveglianza e quindi degli organici del personale penitenziario è la priorità delle priorità. Lo sostengono in una nota il segretario generale del SPP Aldo Di Giacomo e il segretario regionale Spp-Cnpp Niko Del Grosso.
Insieme al plauso agli agenti di Trapani, nella nota si sottolinea che le esternazioni del Ministro Nordio e del sottosegretario Delmastro nel tentativo di accreditare una situazione di “normalità” nei penitenziari è sonoramente smentita da questi avvenimenti come dai sempre più numerosi suicidi, dalle rivolte, aggressioni e violenze agli agenti. Nei 23 istituti siciliani l’emergenza è ancora più grave. Le aggressioni e i casi di violenza contro il personale di Polizia penitenziaria, nei primi sei mesi, sono state 625, con decine di casi tra mini-rivolte, eventi gravi e tentativi di fuga; il ritrovamento di stupefacenti e di telefonini segnano rispettivamente più 400% e più 600%; i sequestri di droga sono di alcuni chilogrammi in media al mese. Tra i fenomeni più preoccupanti permane la diffusione di telefonini che sono usati da boss e uomini di primo piano nei clan per impartire ordini nei mandamenti ma anche per minacciare ed intimorire persone e continuare nell’attività estorsiva.
Questi numeri – dicono Di Giacomo e Del Grosso –si scaricano pesantemente in primo luogo sul personale penitenziario sul quale si scontano due fenomeni: sono alcune decine gli agenti che dopo pochi mesi di assunzione hanno abbandonato il servizio, non si riescono a coprire i nuovi posti messi a concorso per mancanza di candidati disponibili. Lo Stato da troppo tempo ha ammainato bandiera bianca lasciando il personale a combattere una guerra per conto suo come in un campo di battaglia nel quale a perdere è solo lo Stato con il comando consolidato ad opera di clan e gruppi criminali che continuano a controllare i traffici dalle celle con i telefonini.
Quello che continua a mancare – evidenziano Di Giacomo e Del Grosso– è a dire un piano complessivo di intervento per affrontare in maniera organica i problemi cronici di sovraffollamento, carenza organici, suicidi e morti per altre cause di detenuti, oltre che aggressioni e violenze al personale, rivolte, traffico di droga, diffusione di telefonini con il risultato di esporre le carceri siciliane ad alto rischio evasione”.






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