Solo una incomprensione. Migranti impauriti che pregano di non essere portati in Libia ed equipaggio che si sente minacciato. Sembra destinata a sgonfiarsi come una bolla di sapone la vicende delle presunte minacce all’equipaggio della Vos Thalassa. Una incomprensione che ha permesso ai 67 migranti di non tornare in Libia ma di sbarcare in Italia.

Ad avvalorare queste ricostruzioni sono i primi racconti, le testimonianze raccolte “Non abbiamo aggredito nessuno, ci sono stati 5-10 minuti di grande confusione e paura, ma non volevamo fare del male ad alcuno. Eravamo terrorizzati non volevano tornare in Libia: eravamo pronti a tuffarci in mare e a rischiare la vita piuttosto che ritornare a terra” hanno detto i migranti nelle loro deposizioni.

Una paura giustificata dalle violenze subite in Libia secondo il racconto. Per convincere i genitori a dare altro denaro per il viaggio in Italia i trafficanti di uomini avrebbero rapito il figlio di una coppia e gli avrebbero tagliato un dito.

Una donna cinquantenne ha invece riferito di essere stata violentata più volte prima della partenza. La sua storia è stata confermata dai medici della Cisom di Malta e poi dai sanitari trapanesi che l’hanno visitata. Drammatiche le parole di un giovane che ha raccontato di aver visto morire la moglie: sarebbe stata assassinata a colpi di pistola nel campo profughi dai trafficanti.

Intanto oggi pomeriggio una motovedetta della Guardia costiera ha soccorso in mare e condotto a Lampedusa 31 siriani, tra loro 17 bambini, 10 dei quali indossano magliette rosse, e una donna incinta. Il gruppo di migranti è da poco sbarcato al molo Favaloro dell’isola

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