“Dopo le arance marocchine e l’olio tunisino adesso vogliono rubarci anche i limoni. In Sicilia mancano all’appello 5.000 ettari di piante di limone che producevano ossigeno, reddito, ricchezza e posti di lavoro. Il Parlamento europeo è responsabile di questo ‘scippo’ perché ha votato accordi di libero scambio – come il Trattato Ue-Marocco – senza assicurare i requisiti di tracciabilità e di etichettatura del prodotto. Così facendo è stato colpito un intero settore produttivo, quello della agricoltura siciliana e di tutto il Sud Italia”.
A dichiararlo è stato l’eurodeputato del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao intervenuto poche ore fa a Strasburgo nel corso della seduta plenaria.
“L’agricoltura italiana – ha detto Corrao – ancora una volta, viene usata come merce di scambio per la politica internazionale. I limoni venduti nei supermercati arrivano molto spesso dall’altra parte del mondo. Questa politica suicida sta affossando il Made in Italy e porta con sé conseguenze economico-sociali enormi. I limoni siciliani sono in via d’estinzione, come denuncia Coldiretti Sicilia, perché agli agricoltori italiani non conviene più raccogliere i limoni dagli alberi. Negli ultimi quindici anni si è persa metà della produzione nazionale di limoni. Fra due mesi, quando inizierà la stagione della raccolta degli agrumi, ci troveremo in piena emergenza: il Commissario europeo Hogan e il Ministro dell’Agricoltura Martina non possono ignorare l’allarme del settore.
Il Movimento 5 Stelle – ha concluso – propone subito la modifica della direttiva sulla tracciabilità e l’attivazione di clausole di salvaguardia per salvare l’agricoltura italiana. Dobbiamo fare in fretta!”
“Ancora una volta l’Ue penalizza l’agrumicoltura siciliana. Mi opporrò alla nuova intesa europea che si abbatterà come una mannaia su un settore già pesantemente danneggiato”. Così Salvatore Cicu, eurodeputato siciliano del Ppe anticipa la sua posizione critica sull’intesa fra Unione europea e paesi sudafricani che sarà discussa e votata mercoledì nell’aula di Strasburgo.
“Siamo di fronte ad un accordo che penalizza i produttori agrumicoli italiani ed europei – ha commentato Cicu – se ad oggi è stabilito il libero accesso delle arance sudafricane in tutto il territorio nazionale, dal primo giugno al 15 ottobre, con l’accordo siglato, invece, è prevista un’ulteriore dilazione temporale consentendo l’ingresso a condizioni agevolate fino al 30 novembre. Il tutto, con una riduzione progressiva della tassazione che sarà completamente abolita nel 2025. Gli effetti, come sottolinea il deputato europeo, sono sia di carattere economico, sia di carattere sanitario, con la presenza, nei territori in cui è stato siglato l’accordo, della fitopatia, che in questo modo diventa un serio rischio per l’agrumicoltura europea e nazionale. Oggi in Italia c’è una produzione agrumicola di circa 150mila ettari, gestiti da oltre 80mila imprese per circa 3 milioni di tonnellate di prodotto l’anno: questo significa 1,2 miliardi di euro di valore di produzione, pari al 2,4 per cento del valore della produzione agricola nazionale. A livello europeo oltre 500mila ettari e 10 milioni di tonnellate di prodotto. I territori che rischiano maggiormente sono ovviamente la Sicilia, la Sardegna, e con essi l’intero Sud del nostro Paese. Regioni dove è forte una filiera produttiva che valica l’ambito regionale, un condotto dal quale dipendono livelli occupazionali e dinamiche di marketing determinanti per le nostre economie.
“L’Europa– ha concluso Cicu – deve garantire politiche di tutela e di reciprocità incisive, valorizzando le eccellenze locali, ma anche mettendo a confronto gli standard tecnici e le regole di produzione autorizzate nei vari Paesi, spesso squilibrate a danno dei nostri territori. Tutti aspetti che oggi la politica commerciale comunitaria troppo spesso si dimentica”.
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