I funerali in forma privata disposti dal questore di Trapani di Gaetano Riina, fratello del capo dei capi Totò, si sono celebrati venerdì scorso, 23 febbraio. Ieri, però, al cimitero di Mazara del Vallo è il cappellano Don Nicola Misuraca ha celebrato una messa in suffragio.
Gaetano Riina risiedeva da anni a Mazara del Vallo e aveva finito di scontare una condanna per mafia. Gli ultimi anni di detenzione li ha trascorsi agli arresti domiciliari per gravi problemi di salute. Doveva osservare le prescrizioni imposte in base alla sorveglianza speciale, con limitazioni nell’uscita da casa.
Ieri mattina dopo la messa nella chiesa del cimitero don Misuraca coi familiari di Riina si è poi recato al loculo dove è sepolta la salma e l’ha benedetta.
La reazione di monsignor Giurdanella
La vicenda relativa alla messa in ricordo di Gaetano Riina ha suscitato molto clamore e diverse reazioni, in primis quella del vescovo della diocesi di Mazara del Vallo monsignor Angelo Giurdanella che affida ad una nota il suo pensiero ribadendo l’estraneità della chiesa e definendo “Cosa nostra inconciliabile con il Vangelo”. Queste le sue parole: “A seguito della incresciosa e arbitraria scelta del cappellano del cimitero di Mazara del Vallo, in favore del defunto Gaetano Riina, esponente di rilievo della associazione mafiosa denominata Cosa nostra, ribadisco che la posizione della Chiesa nei confronti di suddetta associazione e dei suoi singoli componenti, è chiara ed inequivocabile: l’associazione inconciliabile con il Vangelo e con la fede della Chiesa, tutti coloro che ne fanno parte si autoescludono, direttamente o indirettamente, dalla comunità ecclesiale”.
“Ha disubbidito alle norme della Chiesa, provvedimenti dicisplinari”
Il vescovo di Mazara del Vallo non risparmia critiche al cappellano. “In riferimento al defunto Gaetano Riina – prosegue il prelato – le autorità competenti della provincia di Trapani, in data 23 febbraio 2024, hanno decretato e notificato al Vescovo, la sepoltura privata, senza alcuna celebrazione liturgica ma solo una eventuale benedizione, cosa che è stata puntualmente eseguita. Per il presbitero, che nei giorni successivi alla sepoltura, ha disubbidito alle norme della Chiesa, da tutti conosciute, saranno presi i dovuti provvedimenti disciplinari”.
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