Le Orestiadi di Gibellina, giunti all’edizione numero 37, celebrano il cinquantesimo anniversario dal terremoto del Belìce del 1968. Presentato stamane il programma, firmato dal nuovo direttore artistico Alfio Scuderi, che ha per titolo “Niente fu più come prima”, e che si articola dal 7 luglio all’11 agosto.
L’assessore regionale al Turismo, Sandro Pappalardo, ha presentato l’iniziativa che “mi coinvolge personalmente – ha
detto – Sono un terremotato del Friuli, arrivato qui con la mia famiglia dopo perso tutto, e conosco bene il dolore e lo
smarrimento che questi eventi producono nell’animo umano. Nonostante la criticità del nostro bilancio, siamo riusciti a
incrementare leggermente i contributi per il festival, che è uno dei volani della nostra economia e del nostro turismo”.
Animeranno gli spettacoli Alessandro Haber, Stefano Accorsi con il suo “Orlando furioso”, Marco Baliani con “Corpo di
Stato”, una rievocazione del delitto Moro, Silvia Ajelli in “Le stanze di Ulrike”. E ancora: “Edipo Re” di Sofocle, con Vincenzo Pirrotta e gli allievi dell’Accademia dell’Inda; Francesca Benedetti, “Parole d’onore” di Attilio Bolzoni; “Pomice di fuoco”, confessioni postume di Ignazio Buttitta, con Filippo Luna.
Molte le collaborazioni con il teatro Biondo di Palermo, Anfiteatro Sicilia, il Teatro dei due mari di Tindari. Si comincia il 7 luglio con “La lunga notte del contemporaneo” e si finisce l’11 agosto con un omaggio a Italo Calvino: “La città invisibile: il Cretto di Burri” con Leo Gullotta e Claudio Gioè che renderanno testimonianza alle vittime del terremoto, guidando il pubblico attraverso il Cretto, “quel sudario – ha detto Scuderi – che raccoglie in sé tutta l’energia creativa che nasce dal dolore”.
Il presidente della Fondazione, Calogero Pumilia, ha messo l’accento sulla necessità di restaurare l’immenso patrimonio
artistico che Ludovico Corrao ha voluto a Gibellina.
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