Al termine dell’udienza generale nell’Aula Paolo VI, papa Francesco ha salutato “con affetto i pescatori di Mazara del Vallo, accompagnati dal Vescovo e dalle Autorità civili”.

A un anno dal sequestro in Libia

“A distanza di un anno dalla drammatica esperienza del sequestro e della prigionia – ha ricordato il Pontefice -, desidero rinnovare a voi e alle vostre famiglie la mia solidarietà, il mio incoraggiamento e la mia preghiera”. Sono le parole del Papa dedicate ai pescatori di Mazara del Vallo, accompagnati dal vescovo, mons. Domenico Mogavero, e alle autorità civili. Francesco li ha salutati prima di congedarsi dai fedeli di lingua italiana, al termine dell’udienza.

“Venga a Mazara”

“Sua Santità, mi faccio portavoce dei miei compagni di classe e la invitiamo a venirci a trovare a Mazara del Vallo”. Sono le parole pronunciate da Gabriele Salvo, 11 anni, a Papa Francesco stamattina durante l’incontro del Santo Padre coi pescatori rimasti sequestrati per 108 giorni in Libia lo scorso anno. Gabriele è figlio di Bernardo e già durante il periodo di prigionia del papà, aveva fatto un appello accorato al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Ora l’invito rivolto a Papa Francesco, al quale ha donato anche una lettera autografa. “Per me è una gioia immensa – ha detto il papà Bernardo Salvo – sono momenti che è difficile raccontare”. Il marinaio quando venne sequestrato era a bordo del motopesca ‘Natalino’ che riuscì a sfuggire. Ora Bernardo Salvo ha lasciato la marineria di Mazara del Vallo ed è imbarcato in Adriatico, a bordo di una nave di ricerca.

L’Odissea dell’equipaggio

La vicenda Il primo settembre 2020, diciotto pescatori – otto tunisini, sei italiani, due indonesiani e due senegalesi – vengono trattenuti in Libia per 108 giorni. Erano a bordo di due pescherecci di Mazara del Vallo, “Antartide” e “Medinea”, sequestrati dalle motovedette libiche. L’accusa avanzata dalle autorità libiche è di avere violato le acque territoriali, pescando all’interno di quella che ritengono essere un’area di loro pertinenza, in base a una convenzione che prevede l’estensione della Zee (zona economica esclusiva) da 12 a 74 miglia. Nei giorni seguenti al sequestro le milizie di Haftar hanno contestato, in modo infondato, anche il traffico di droga. Inoltre nel corso delle trattative sarebbe stata avanzata la richiesta di uno ‘scambio di prigionieri’, chiedendo l’estradizione di quattro calciatori libici condannati in Italia come scafisti di una traversata in cui morirono 49 migranti. I pescatori si sono sempre difesi dalle accuse, dichiarando di essere rimasti in acque internazionali.