La prima levata di scudi porta la data del 6 gennaio 2021. Ossia quando la Sogin, la società pubblica del nucleare, decise di includere anche la Sicilia nella Cnapi, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi.

A distanza di quasi tre anni, ecco che la questione sembra assumere sempre più il carattere dell’emergenza: il ministero dell’Ambiente ha pubblicato l’elenco delle 51 zone dove poter realizzare il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco Tecnologico. Due sono in Sicilia, in provincia di Trapani, ossia il capoluogo e Calatafimi-Segesta.

Pellegrino, “Proposta non accettabile”

“Si tratta di una proposta non accettabile – commenta il presidente di Sicindustria Trapani, Vito Pellegrino – perché parliamo di due delle zone più pregiate dal punto di vista paesaggistico, turistico, archeologico e agricolo e pensare minimamente di realizzare in questi luoghi un deposito nazionale di rifiuti radioattivi appare una idea assurda, frutto di una valutazione quantomeno superficiale. Se questo non fosse sufficiente, segnaliamo anche che la provincia di Trapani è caratterizzata da una forte carenza infrastrutturale che riguarda soprattutto il settore dei trasporti. Carenza che rende già difficoltoso e molto costoso il trasporto di beni”.

I dubbi di Sicindustria Trapani

Pellegrino prosegue sulla questione sicurezza: “Come si potrebbe garantire il trasporto in sicurezza di rifiuti radioattivi? Ci chiediamo anche come mai il Governo non tenga conto di Trapani quando essa risulta agli ultimi posti delle classifiche per qualità della vita (99esima), per tasso di occupazione (42%), per pil pro-capite (con i circa 15.000 euro la nostra provincia continua a posizionarsi al centesimo posto della graduatoria nazionale il cui pil è di 27.500), per non parlare della fuga dei giovani e degli investitori. Stiamo facendo uno sforzo immane per cercare di attrarre investitori e per promuovere l’immagine della Sicilia occidentale e oggi ci troviamo a dover contrastare l’ennesima beffa che, se venisse confermata, ci vedrà costretti a innalzare le barricate.  Chiediamo quindi un intervento deciso e urgente da parte di Regione ed Enti locali interessati così da scongiurare l’ennesimo scempio ai danni del nostro territorio”.

Il no dei sindacati

Il “No” di Cgil, Cisl e Uil Trapani: “Il Governo regionale si mobiliti” “Affermiamo la più totale contrarietà di Cgil, Cisl e Uil Trapani al deposito di scorie nucleari nei due siti individuati in provincia nelle frazioni di Segesta e di Fulgatore”. Lo dichiarano i segretari generali delle tre sigle sindacali trapanesi Liria Canzoneri, Leonardo La Piana e Tommaso Macaddino.

“È bene sottolineare, innanzitutto, – aggiungono – che l’Italia non produce scorie radioattive in quanto gli impianti nucleari non sono consentiti dalla legge, per cui sarebbe un vero e proprio controsenso permettere l’esistenza di impianti di smaltimento. A chi pensa agli eventuali guadagni diciamo che i settori produttivi ed economici a cui questo territorio è votato e su cui deve puntare sono ben altri, quali quelli agroalimentare, ittico e turistico, solo per fare qualche esempio”.

Canzoneri, La Piana e Macaddino concludono dicendo che: “Ci auguriamo che il governo regionale si mobiliti affinché il territorio trapanese, e siciliano tutto, non diventi la discarica nucleare di qualche paese estero. Il momento per agire è adesso e non bisogna perdere tempo”.

“Rischi concreti per economia, salute e sicurezza”

“Una enorme colata di cemento riempita di rifiuti nucleari e sotterrata per almeno 350 anni sotto una collina artificiale, per 10 ettari complessivi all’interno di un’area interdetta ad ogni attività economica grande 150 ettari. E’ quello che potrebbe sorgere, in futuro, nella campagna di Trapani nel territorio di Fulgatore-Dattilo o in quello di Calatafimi Segesta. A due passi da dove oggi i siciliani vanno ogni giorno a cercare i migliori cannoli dell’isola, o da dove migliaia di turisti ogni anno vanno a vedere il tempio dorico di Segesta, il Governo ipotizza di creare il deposito nazionale delle scorie nucleari”. Sono le parole del presidente di Federconsumatori Sicilia, Alfio La Rosa, che continua la polemica sulla nuova mappa dei depositi nucleari in Italia, dove c’è anche la Sicilia, con dei luoghi individuati nel Trapanese.

“Gravi rischi”

“Ai fusti pieni di scorie preferiamo i cannoli riempiti di ricotta: almeno quelli non diventano drammaticamente pericolosi nel caso in cui si verifichi un terremoto potente come quello che ha colpito l’area del Belìce 55 anni fa e che potrebbe, purtroppo, colpire da un momento all’altro anche a Segesta o Fulgatore. In linea d’aria – aggiunge La Rosa – non sono neanche 50 chilometri di distanza”.

Pronti alla difesa

Federconsumatori Sicilia è pronta a difendere il diritto dei cittadini del trapanese, e di mezza Sicilia, a vivere in piena sicurezza e senza alcun rischio per la salute derivante dalla presenza di 95.000 metri cubi di rifiuti nucleari a bassa, media e alta attività.

Il progetto prevede la costruzione di 90 edifici in calcestruzzo armato speciale da 27×15,5×10 metri di dimensioni, in pratica 90 mini condomini da 3 piani che verranno riempiti con migliaia di “moduli” al cui interno verranno inseriti centinaia di migliaia di fusti radioattivi.

Il tutto verrà poi coperto di terra per creare una collina artificiale di circa 10 ettari di estensione, circondata da altri 140 ettari di terreno sorvegliato dai militari per evitare attacchi terroristici e furti di materiale nucleare.

“E’ chiaro – conclude La Rosa – che tutto ciò avrebbe un impatto sul territorio devastante: a fronte di una manciata di posti di lavoro creati dai cantieri, e di un grosso affare per chi costruirà il deposito, si creerebbe una sorta di Area 51 al centro di una delle zone economicamente più depresse d’Europa. Preferiamo puntare su cannoli e patrimonio archeologico”.

La decisione

Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha pubblicato sul proprio sito l’elenco delle aree idonee per il deposito nazionale delle scorie nucleari, contenuto nella Carta Nazionale delle Aree Idonee (Cnai) e la 51 locazioni possibili ci sono anche le aree di Trapani e Segesta, e già iniziano le polemiche.

Entro 30 giorni dalla pubblicazione della Carta, possono essere presentate le candidature a ospitare il deposito da parte di enti territoriali e strutture militari. Possono presentare candidature anche enti locali non indicati nella Cnai, chiedendo alla Sogin di rivalutare il loro territorio.

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