Tutta Salemi, a lutto cittadino, si stringe per dare l’ultimo saluto a Marisa Leo. È arrivato alle 15.30 nella chiesa madre a Salemi, il feretro della donna assassinata a colpi di carabina dall’ex compagno, che poi si è suicidato.
Corteo scortato, chiesa stracolma
Il corteo è stato scortato dai vigili urbani. La chiesa già dal primo pomeriggio era piena di persone e fuori c’è un maxi schermo per permettere a chi è rimasto fuori di seguire le esequie.
Prima dell’inizio della celebrazione presieduta dal vescovo monsignor Angelo Giurdanella, nelle prime file si sono seduti i familiari della donna e i vertici delle cantine ‘Colomba bianca’ per cui lavorara la donna, col suo presidente Dino Taschetta e il direttore Giuseppe Gambino.
In chiesa c’è anche l’assessore regionale alla Famiglia, Nuccia Albano e una rappresentanza delle ‘Donne del vino’.
L’omelia di monsignor Angelo Giurdanella
“Io non ho parole mie che siano all’altezza di tanto dolore. Mi trovo qui, come voi, per condividere lo strazio di una situazione che ci supera da tutte le parti e ci fa piangere lacrime amare, resa ancora più cruda e più triste se guardiamo negli occhi della piccola bimba privata dai legami fondamentali della vita”. È questo uno dei passaggi dell’omelia del vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Angelo Giurdanella, ai funerali di Marisa Leo, nella chiesa madre a Salemi.
Il vescovo ha fatto riferimento alla frase ‘chi ama è passato dalla morte alla vita’: “Questa è la sola parola che rischiara questo momento di buio e ci aiuta a rispondere alla domanda che ribolle da sempre, soprattutto in questo momento, nel cuore umano: che senso ha vivere se sembra che sia solo per morire? Se oggi siamo tutti qui e in tanti è perché crediamo che il tempo dell’amore è più lungo del tempo della vita”, ha detto Giurdanella.
“Lei ha amato la vita condividendola con coraggio”
“Per Marisa, come per tutti noi, a volere la morte non è stato Dio. Dio vuole che la fine della sua vita fosse l’inizio di una vita senza più fine – ha proseguito –. Lei ha amato la vita, senza trattenerla ma condividendola sempre con creatività e coraggio, facendo squadra, mai da sola. Per Marisa, a finire, è stato solo il primo tempo. Un tempo breve, certo, troppo breve. Ma Dio ha voluto che cominciasse subito il secondo tempo, quello che non finirà mai. Continua a vegliare sulla sua piccola, sui genitori e amici perché lei non è assente ma vive: è solo invisibile”.
E ancora: “Marisa con la sua carica, di bene, di intelligenza, di amore ci insegna ad avere più paura di una vita sprecata e sbagliata che di una vita bella e buona anche se accorciata tristemente da una morte ingiusta. Ci ricorda che dobbiamo avere più paura di una vita incolore, inodore e insapore che di una vita breve ma piena di bene, aperta alla luce e alla gioia sempre condivisa”.
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